Bitcoin diverrà moneta valuta a corso legale in El Salvador, primo stato al mondo ad avere approvato una legge di questo genere. Il presidente Nayib Bukele, 39 anni, ha motivato tale scelta con l’obiettivo di consentire al maggior numero di cittadini di effettuare pagamenti senza la necessità di possedere un conto in banca. Un problema particolarmente sentito in un Paese, dove circa un quarto del PIL è costituito dalle rimesse degli emigranti.

Eppure, non sono in pochi tra gli economisti a nutrire dubbi sull’efficacia di una tale rivoluzione.

Il Fondo Monetario Internazionale, ad esempio, non ha voluto fornire al paese l’assistenza richiesta per sostenerlo nello sviluppo dell’infrastruttura. Una causa principale di scetticismo ha a che fare con le cosiddette “balene”. Sono definiti “whales” i grossi detentori di portafogli in Bitcoin. Secondo le statistiche, la loro concentrazione è estrema. Pensate che il 95% della “criptovaluta” si trovi in mano ad appena il 2% degli indirizzi.

Rischio illiquidità per Bitcoin

Parliamo di 798.000 portafogli e probabilmente un numero ancora inferiore di persone, dato che ciascuna di essa potrebbe possederne più indirizzi. E se è vero che quotidianamente gli scambi di Bitcoin sulle varie piattaforme di trading ammontino ormai tra 40 e 50 miliardi di dollari, d’altra parte il 90% dei portafogli non registra alcuno scambio o vendita nell’arco di un anno. Insomma, scarse mobilità e liquidità sul mercato della “criptovaluta” più importante al mondo. Ma ci sono novità in tal senso. Da un lato, i possessori di oltre 100.000 Bitcoin salgono complessivamente al 3,63% del valore di mercato, ai massimi da 27 mesi. Dall’altro, i titolari di portafogli tra 10.000 e 100.000 Bitcoin scendono al minimo storico del 10,9% del valore di mercato.

Sono soltanto in 4 a possedere oltre 100.000 Bitcoin a testa per un controvalore di 23,3 miliardi di dollari ai prezzi attuali. In giro per il mondo ci sono, quindi, miliardari virtuali, chissà de del tutto sconosciuti.

Inoltre, i dati Glassnode dimostrerebbero come le ‘balene’ starebbero fuggendo dai Bitcoin in misura nettamente minore rispetto al 2017, pur a fronte di un dimezzamento delle quotazioni rispetto ai massimi storici di aprile. Una probabile spiegazione di tali movimenti sarebbe lo sviluppo del mercato future, che starebbe consentendo ai titolari di portafogli di mobilitare una quantità minore di “criptovaluta” per fare trading.

Resta il fatto che la scarsa liquidità del mercato rende Bitcoin poco idoneo come mezzo di pagamento. E l’esperimento di El Salvador ci aiuterà a capire limiti e potenzialità di questo asset temuto e al contempo guardato con crescente interesse tra gli investitori istituzionali.

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