Il tasso di disoccupazione in Italia è crollato al 6,3% nel mese di aprile, risultando il più basso dal 2007. Ma chiunque abbia la minima comprensione della realtà sa che non può essere vero. E, infatti, non lo è. Non che l’ISTAT abbia barato, ma semplicemente ha riportato il dato su chi cerca attivamente un posto di lavoro e ha trovato che il loro numero sia diminuito di 484 mila unità in un solo mese. Per contro, il numero degli occupati scende di altre 274 mila unità e per un totale di -300 mila tra marzo e aprile.

Infine, boom degli inattivi, cioè di coloro che un lavoro non ce l’hanno e nemmeno lo cercano: +746 mila.

Quanti sono i disoccupati reali in Italia con l’emergenza Coronavirus?

Che cosa è successo? Nulla di eclatante. Aprile è stato il secondo mese di “lockdown”, nel corso del quale non è stato possibile spostarsi da casa per tenere, ad esempio, un colloquio di lavoro o iscriversi nelle liste dei Centri per l’impiego. Al netto di questo discorso, tenete presente anche l’effetto scoraggiamento: in pochi cercano lavoro quando sanno che avrebbero pochissime probabilità di trovarlo. E dal canto loro, alle imprese continua ad essere posto il divieto di licenziare fino ad agosto. Di conseguenza, coloro che non hanno potuto lavorare in questi mesi non sono stati conteggiati come disoccupati, in quanto non ufficialmente licenziati. E quanti un lavoro non ce l’avevano da prima e vorrebbero averlo non hanno potuto cercarlo attivamente, finendo tra gli inattivi. Lo stesso dicasi per coloro che non si sono visti rinnovare i contratti a tempo determinato arrivati a scadenza o gli autonomi rimasti senza un’occupazione.

I dati veri da settembre

Se fate attenzione, il numero dei nuovi inattivi coincide quasi perfettamente con la somma tra nuovi disoccupati e minori occupati. E sempre in aprile, come vi abbiamo riportato in un articolo di qualche settimana fa, l’INPS ha autorizzato 772,3 milioni di ore di cassa integrazione, corrispondenti a 4,8 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.

Questo significa che le persone che non hanno potuto lavorare per via del “lockdown” sono state almeno 5 milioni. Non tutti, per fortuna, vanno considerati futuri disoccupati per quando il blocco dei licenziamenti verrà rimosso.

Già a maggio, la stragrande maggioranza è tornata al lavoro, per cui dovremmo attenderci un crollo delle ore di cassa integrazione, pur rimanendo nettamente superiori alle 20 milioni autorizzate su base mensile prima della pandemia. Ma più grave e duratura è la crisi, più alta la percentuale di quanti non saranno più in grado di riaprire la saracinesca e mantenere il personale dipendente. I veri numeri sulla disoccupazione arriveranno da settembre, mentre in questi mesi a dover essere monitorato è il numero degli occupati, che ci fornisce la misura di quanti stiano lavorando. Erano quasi 23 milioni e 400 mila prima del Covid-19 e sono già scesi a circa 23 milioni e 40 mila ad aprile.

Perché la crisi economica provocata dal Coronavirus somiglia sempre più a una “L”

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