Tempo fa a Francoforte girava voce che i tedeschi sussurrassero in privato “aridatece l’italiano”, cioè Herr Mario Draghi. Da allora, non avranno tratto nuovi argomenti per cambiare idea. Christine Lagarde come governatore della Banca Centrale Europea continua a mostrarsi inadeguata al ruolo. Lo ha ampiamente dimostrato per l’ennesima volta giovedì scorso, quando ha mandato in tilt i mercati finanziari con una comunicazione sgrammaticata ed erratica.

Una gaffe dopo l’altra

La francese, che guida la BCE dall’ottobre del 2019, è nota per le sue numerose gaffe.

La più terribile avvenne il 12 marzo 2020. Un paio di giorni prima l’Italia era andata in lockdown per il Covid-19 e, anziché rassicurare gli investitori, se ne uscì con una battuta infelice quanto devastante: “non siamo qui a restringere gli spread”. Le borse europee crollarono come mai prima nella loro storia. La donna dovette intervenire qualche ora più tardi con la scusa di un’intervista per smentire sé stessa. Credibilità azzerata. Da quel giorno, il capo-economista Philip Lane dovette tenere chat riservate con le principali banche d’affari per spiegare al termine di ogni board il senso delle dichiarazioni di Madame La Gaffe.

Lagarde ha dato il peggio di sé anche a giugno, quando fu costretta a tenere un board straordinario per rassicurare i mercati circa la capacità della BCE di reagire alla speculazione con il varo di un piano anti-spread. Qualcosa di simile ha fatto la settimana scorsa. Ha annunciato il rialzo dei tassi dello 0,50%, che ne seguiranno altri “significativi”, che l’inflazione sta scendendo lentamente e che serve ridurre il bilancio da marzo. Peccato che nelle sue esternazioni pubbliche di pochi giorni prima, avesse raccontato un’altra versione. Da qui la presa d’atto che o Lagarde è bipolare o non riesce a imporre la propria linea al Consiglio dei Governatori. In entrambi i casi, dovrebbe lasciare la carica a qualcuno più competente ed autorevole.

Sempre giovedì, ha fatto di peggio quando ha notato che l’Italia sia adesso l’unico stato membro dell’Eurozona a non avere ancora votato la ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Con una sola frase ha interferito nel dibattito politico di uno stato sovrano e ha espresso sostanzialmente opinioni circa l’operato di un Parlamento. A questo punto, le critiche anche sguaiate arrivate da diversi ministri del governo Meloni all’indirizzo della politica monetaria si rivelano giustificabili. Perché se è vero che un governo non dovrebbe mai esprimere giudizi sull’operato della banca centrale, vale anche l’inverso.

Il costo di Lagarde alla BCE

Nei prossimi giorni, potrà accadere che la BCE mandi in avanscoperta qualche alto funzionario per stemperare le tensioni sui mercati con dichiarazioni più rassicuranti. Il punto è che questo modus operandi non fa che accrescere la confusione circa le future mosse dell’istituto. Nessuno ha capito ad oggi quale sia la linea di Lagarde. Al netto dell’incertezza segnalata da tutti i principali banchieri centrali nella lotta all’inflazione, nell’Eurozona la sintesi tra “falchi” e “colombe” non c’è e ciò porta a posizioni ondivaghe. E la scarsa credibilità rischia di accentuare gli effetti collaterali necessari per disinflazionare l’economia.

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