Le leggi per i nemici si applicano e per gli amici s’interpretano. E le regole della UEFA lo stanno a dimostrare in questi anni. Il Fair Play Finanziario è diventato uno strumento con cui “congelare” l’operatività aziendale e i risultati sportivi di alcune società di calcio, mentre per altre è come se non esistesse. Lo spandi e spendi del Paris-Saint-Germain (PSG) di quest’ultimo decennio ne è la dimostrazione lampante. E questa estate, mentre tutti gli altri club fanno i conti con l’impatto severo che la pandemia ha avuto sui rispettivi conti, il club francese non ha fatto altro che ingaggiare top player come Gigio Donnarumma, Sergio Ramos, Achraf Hakimi e Lionel Messi.

Ma a settembre, il presidente Aleksander Ceferin presenterà le nuove regole UEFA. E non saranno la novità che ci aspettavamo. Anzitutto, via la condizione del pareggio di bilancio (“breakeven”). Le società di calcio saranno più che altro tenute a rispettare un dato rapporto tra monte-ingaggi e fatturato, probabilmente al 70%. Tuttavia, esso non sarà affatto stringente. Potrà essere superato, a patto che le società paghino una “tassa sul lusso” di importo almeno pari o superiore alla cifra sforata.

Regole UEFA nuove, vizi vecchi

Il gettito derivante da questa tassa sarebbe redistribuito a favore delle altre società. Insomma, chi può, si dia pure agli eccessi che vuole, basta pagare qualcosa. E poco importa che il PSG sia nelle mani di un fondo sovrano del Qatar, che nei fatti non soggiace ad alcuna regola del mercato, potendosi permettere di fare concorrenza (sleale) agli altri club, facendo leva su un denaro sfuggente all’analisi benefici-costi.

Ma arriva anche un contentino, al quale difficilmente i dirigenti societari resisteranno: un piano di salvataggio tra 2 e 6 miliardi di euro. Come? In forma di prestiti a bassi interessi e a medio-lunga scadenza (5-7 anni) per i club che ne facciano richiesta.

L’obiettivo sarebbe di garantire il rifinanziamento dei debiti esistenti, abbassandone i costi e allungandone la durata. Una ristrutturazione dall’alto, insomma.

Nuove regole UEFA, ma con i vizi vecchi. Il presidente Ceferin sta facendo asse con il PSG, una delle grandi società a non avere aderito al progetto di Superlega naufragato nella primavera scorsa subito dopo l’annuncio. Insieme al ritiro delle squadre inglesi, i francesi hanno permesso così a Nyon di mantenere il controllo del sistema calcio in Europa. A questo punto, serve restituire il favore. E se gli inglesi hanno potuto disputare le gare casalinghe durante gli europei con un pubblico quasi interamente composto da propri tifosi, in barba a qualsiasi concetto di fair play, il PSG sta potendo continuare a spendere e spandere ignorando qualsiasi criterio di prudenza finanziaria. La UEFA finge di non vedere, avendo sospeso il Fair Play Finanziario fino al 2023.

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