La banca centrale turca ha alzato i tassi di 625 punti base (6,25%) dal 17,75% al 24%, sorprendendo analisti ed investitori, che avevano scommesso su una stretta mediamente non superiore ai 400 bp. La decisione arriva al termine della riunione dell’istituto, presieduta dal governatore Murat Cetinkaya, sul quale il presidente Erdogan aveva cercato di fare pubbliche pressioni fino a qualche ora fa, quando aveva chiesto un taglio dei tassi, pur sostenendo che la banca centrale sia indipendente. E sempre Erdogan aveva firmato un decreto con cui costringerà entro i prossimi 30 giorni la pattuizione esclusivamente in lire di contratti di vendita e affitto relativi a beni immobili e veicoli.

Quelli già siglati dovranno essere convertiti. Ad ogni modo, se la lira turca cedeva dopo le dichiarazioni del capo dello stato, dopo l’annuncio sui tassi si rafforzava fino al 3% contro il dollaro e poco prima delle ore 14.00 si attestava a un cambio di 6,25, segnando +1,5% rispetto alla chiusura di ieri. Bene anche i bond sovrani a lungo termine, con i rendimenti decennali a ripiegare al 19,23%, mentre quelli a 2 anni risultano esplosi al 26,28%, in rialzo di circa 200 punti base da ieri, visto che l’aumento del costo del denaro impatterà negativamente il mercato monetario, mentre in una prospettiva più di lungo termine tenderà a sostenere i prezzi dei titoli, abbassando le aspettative d’inflazione.

Lira turca stabile sui tassi, bond e azioni recuperano

Basterà la maxi-stretta per riguadagnarsi la fiducia dei mercati? Questa è la grande speranza dell’istituto. L’inflazione in agosto è salita al 17,9%, livello massimo da 15 anni a questa parte, superando anche quello dei tassi d’interesse fissati da Ankara fino a poco fa. Se riuscisse a mantenere i tassi a livelli reali adeguatamente alti per un periodo di tempo sufficiente ad ottenere la discesa marcata dell’inflazione, il cambio potrebbe recuperare almeno parte delle perdite accusate quest’anno e che hanno raggiunto fino al 43%.

Chiaramente, tassi alti implicano anche consumi e investimenti in frenata, ossia minore crescita economica, uno scenario già in corso e che dovrebbe esitare l’ingresso nella recessione già nel trimestre presente, per quanto l’intero 2018 dovrebbe concludersi con il segno ampiamente positivo, grazie alla crescita vigorosa del primo semestre. Gli occhi dei mercati saranno puntati su due dati macro: inflazione e partite correnti. Al loro andamento sarà legato il cambio e già il crollo della lira dovrebbe almeno mostrarsi in grado di ridurre il disavanzo commerciale, mentre l’arresto dei deflussi finanziari potrebbe timidamente concretizzarsi a partire da oggi.

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