La Schweizerische National-Bank, la banca centrale svizzera, ha appena annunciato di avere abbandonato il tasso di cambio minimo di 1,20 tra il franco e l’euro. L’istituto ha anche tagliato ulteriormente i tassi sui depositi volontari delle banche, già negativi dello 0,25%, portandoli a -0,75%. Al contempo, è stato abbassato ulteriormente il range per i tassi Libor a tre mesi a -1,25%/-0,25% dal precedente -0,75%/-0,25%. Introdotto in una fase di elevata incertezza sui mercati finanziari e a seguito dell’eccessivo rafforzamento del franco svizzero, aggiunge l’istituto in una nota, il cambio minimo ha evitato seri danni all’economia elvetica e sebbene la sopravvalutazione del franco contro l’euro resti, essa si è ridotta.

In ogni caso, la SNB rimarrà attiva sul mercato dei cambi, al fine di influenzarne l’andamento, assicura.   APPROFONDISCI – Svizzera, la banca centrale interviene contro il super-franco: cresciuti i depositi a vista La Svizzera introduce i tassi negativi come negli anni Settanta. Vediamo che significa  

Pressioni sul franco

Dunque, se solamente una decina di giorni fa il governatore Thomas Jordan definiva “centrale” la politica del cambio minimo, giunge inattesa la notizia del suo abbandono, anche se certamente l’istituto non consentirà un apprezzamento eccessivo. Oltre 3 anni fa, la SNB aveva posto un limite massimo al franco svizzero rispetto all’euro: con una unita della moneta unica non si sarebbe potuti acquistare meno di 1,20 franchi svizzeri. Nelle ultime settimane, vuoi per l’attesa del QE da parte della BCE, vuoi anche per gli afflussi verso la Svizzera derivanti da aree in crisi, come la Russia, il franco ha subito forti pressioni al rialzo contro l’euro, tanto che quest’ultimo si è attestato a ridosso della soglia-limite e nonostante l’annuncio dei tassi negativi a dicembre, ma con effetto a partire dal prossimo 22 gennaio (in coincidenza con il sempre più probabile varo ufficiale del QE a Francoforte), le riserve valutarie della banca centrale erano cresciute di ben 32 miliardi il mese scorso a 495 miliardi di franchi svizzeri, segno evidente che l’istituto è stato costretto ad acquistare quantità ingenti di valuta straniera per evitare un eccessivo apprezzamento della valuta locale.

  APPROFONDISCI – In Svizzera i tassi negativi non bastano. Forti pressioni rialziste sul franco, boom di riserve   La SNB non ha annunciato alcun nuovo cambio di riferimento, ma è probabile che ne abbia individuato uno in via ufficiosa. Qualche giorno fa, l’influente Enrst Baltensperger, già collaboratore di Jordan, aveva invitato la banca centrale ad abbandonare il cambio minimo e si era detto favorevole a valutare se puntare meglio a una soglia di 1,10 al posto di 1,20 contro l’euro.

Rischio deflazione Svizzera?

La politica del cambio minimo aveva suscitato non poche critiche tra gli analisti, che avevano avvertito come fosse insensata per un’economia, che importa più beni di quanti ne esporti. Al contempo, però, il 60% delle esportazioni svizzere si hanno ancora verso l’Eurozona, per cui il rafforzamento prevedibile del franco potrebbe impattare negativamente sulla produzione locale. Infine, resta il cruccio della deflazione. La banca centrale stima per quest’anno una lieve discesa dei prezzi, complice anche il crollo delle quotazioni del petrolio. Ora che il franco potrà rafforzarsi contro l’euro, però, il minore costo dei prezzi importati potrebbe tradursi in un calo dei prezzi ancora più marcato e in uno scivolamento dell’economia elvetica verso la deflazione vera e propria, sebbene i tassi negativi dovrebbero frenare questa tendenza.

Aggiornamenti dal mercato

Dopo l’annuncio della fine del cambio minimo, l’euro ha perso il 30% contro il franco svizzero, arrivando in pochi minuti a sprofondare da 1,20 a 0,8422, per risalire poco sopra il rapporto di 0,90 successivamente.   APPROFONDISCI – Anche la Svizzera è in deflazione, ma il pil cresce e la banca centrale stima un utile record