Il 16 febbraio fortunatamente non passerà alla storia come il giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. A metà giornata, ieri Mosca comunicava l’avvio del ritiro di parte delle sue truppe dalla frontiera occidentale con lo stato europeo. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, parlava di “risposte positive dagli USA sulla sicurezza”, mentre la sua portavoce giubilava scrivendo che l’Occidente sarebbe stato “umiliato senza sparare un colpo”.

Lasciamo che la propaganda delle parti lavori come sempre. Il punto importante è che si allontana lo spettro di una guerra in Ucraina, che avrebbe (avuto) conseguenze micidiali per l’economia europea, oltre che per la pace nel Vecchio Continente.

A dirlo ieri sono stati i mercati. Subito dopo l’annuncio, il prezzo del petrolio perdeva oltre il 3%, scivolando in area 93,50 dollari per ogni barile di Brent. E sul mercato “benchmark” olandese un megawatt-ora di gas scambiava a circa 74 euro, ai minimi dell’anno.

Guerra ucraina, pericolo per economia europea quasi scampato

Restiamo con i piedi per terra ed evitiamo di stappare lo spumante troppo presto, ma sembra che sia stato scongiurato lo scenario più inquietante per la nostra economia. L’Europa importa la quasi totalità del gas che consuma e un terzo di esso arriva dalla Russia. Nel caso di guerra, sarebbero scattate le sanzioni di USA-UE contro Mosca, alle quali il Cremlino avrebbe reagito con contro-sanzioni, tra cui molto presumibilmente riducendo fortemente le forniture di gas, già tagliate dal settembre scorso. I prezzi sarebbero esplosi al punto da fermare gli impianti delle imprese e minacciare gli stessi bilanci familiari.

Discorso analogo per il petrolio. La Russia estrae più dell’11% dell’offerta globale e insieme all’Arabia Saudita nei fatti guida il cartello dei produttori del cosiddetto OPEC Plus. E le tensioni geopolitiche si sarebbero ripercosse negativamente anche sulle trattative tra USA e Iran per trovare un secondo accordo nucleare con il quale Teheran spera di tornare ad esportare greggio a pieno regime.

Il fatto che lo scenario più funesto per l’economia europea sia più lontano non significa che sia anche scomparso dai radar. Inoltre, i prezzi energetici restano altissimi, così come delle materie prime in generale. L’inflazione forse non culminerà prima della seconda metà dell’anno, ma nel caso di guerra in Ucraina le cose si metterebbero pure peggio. Per questo possiamo tirare un parziale e prudentissimo sospiro di sollievo. Con la speranza che il presidente Vladimir Putin giri al contrario la manovella del gas.

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