La crisi dell’acciaio potrebbe diventare più critica di quella sinora, se è vero che l’Associazione dell’Acciaio e del Ferro della Cina ha ammesso che la sovrapproduzione si starebbe ampliando, perché nel paese si registrerebbe un calo dell’offerta inferiore a quello della domanda. Nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, la produzione cinese è diminuita solo del 2,1% su base annua a 608,9 milioni di tonnellate, anche se le sue esportazioni sono cresciute del  27% a 83,1 milioni di tonnellate. Ma a settembre si  è avuto un calo tendenziale della domanda dell’8,7% e secondo le associazioni manifatturiere della UE, la sovrapproduzione di acciaio in Cina sarebbe pari a 340 milioni di tonnellate, ovvero a circa un terzo del totale.

Sovrapproduzione acciaio in aumento

Alla base della crisi del settore nella seconda economia del pianeta c’è il deciso rallentamento delle costruzioni, che hanno alimentato la domanda degli ultimi anni. Pesano sui conti delle società, però, anche il calo dei prezzi e l’aumento dei costi di finanziamento, nonostante i 6 tagli dei tassi negli ultimi 11 mesi, decisi dalla People’s Bank of China. Per questo, Shanghai Baosteel Group stima che il calo della produzione nel paese potrebbe essere del 20%, in linea con le esperienze vissute dagli USA e dalle altre economie. Una spia delle difficoltà del settore è stato nei giorni scorsi il default di Sinosteel, non in grado di onorare un pagamento di un bond in scadenza tra 2 anni. La Cina produce circa la metà dell’acciaio di tutto il mondo, ma le sue società di medio-piccole dimensioni hanno accusato al 30 settembre perdite per 28,1 miliardi di yuan, pari a quasi 4 miliardi di euro.  

Quotazioni acciaio a picco

La crisi dell’acciaio s’inquadra in quella più ampia delle materie prime. Se dal 2008 ad oggi, le quotazioni medie sono state di 465 dollari per ogni 65 tonnellate (contratto standard al London Metal Exchange), attualmente i prezzi si aggirano sui 210 dollari, meno della metà e 6 volte in meno dell’apice toccato nel giugno del 2008, in calo di quasi il 30% su base annua, anche se in recupero del 50% rispetto a un mese fa.

I produttori europei sono inferociti proprio contro la Cina, a loro dire, rea di praticare politiche di dumping, continuando a tenere alta l’offerta, nonostante il tracollo dei ricavi, esportando nel mondo i suoi eccessi produttivi, grazie al controllo statale di buona parte delle società produttrici (Sinosteel è pubblica), abbassando i prezzi per battere la concorrenza, anche contro ogni logica di mercato.