Il debito pubblico italiano continua a correre. E non è un mistero. Il bonus da 200 euro per aiutare le famiglie contro il carovita non è altro che l’ennesima misura in deficit varata dal governo per reagire ad eventi eccezionali. Prima c’era stata la pandemia tra lockdown e spese sanitarie esplose, adesso c’è la guerra con il boom dei prezzi dell’energia. A marzo, stando alla Banca d’Italia, lo stock è aumentato di 18,9 miliardi al nuovo record di 2.755,4 miliardi di euro.

E’ accaduto che il fabbisogno mensile sia stato di 22,8 miliardi per le Amministrazioni pubbliche. Esso ha più che compensato il calo delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a 6,4 miliardi e scese a 95,6 miliardi.

Perché corre il debito pubblico

In altre parole, il debito pubblico a marzo è cresciuto perché lo stato ha avuto bisogno di soldi. Le entrate sono risultate nettamente inferiori alle spese. Il Tesoro ha utilizzato parte delle sue scorte di liquidità per colmare il deficit, ma si è reso necessario coprire il resto attraverso l’aumento del debito. Sappiamo anche che lo stock tende a ridursi nella seconda metà dell’anno, quando il governo inizia a utilizzare l’eccesso di liquidità raccolta nei primi mesi dell’esercizio.

Ad ogni modo, abbiamo cercato di capire di quanto stia crescendo il debito pubblico italiano sotto il governo Draghi. Esso è entrato in carica a metà febbraio dell’anno scorso. Questo significa che concretamente possa considerarsi responsabile dei conti pubblici a partire dal mese di marzo. Nei primi suoi 13 mesi di vita, il debito è salito di 111,4 miliardi, qualcosa come la media di 8,6 miliardi al mese o 281,3 milioni al giorno. Nei 13 mesi precedenti sotto il governo Conte-bis, cioè tra il 31 gennaio 2020 e il 28 febbraio 2021 (nella seconda metà del febbraio 2021 fu in carica, come detto il governo Draghi), la crescita era stata di 201 miliardi, circa 15,5 miliardi al mese o 510,15 milioni al giorno.

Confronto tra Draghi e Conte

Possiamo affermare, quindi, che la corsa del debito pubblico italiano con Mario Draghi premier sia notevolmente decelerata, anzi si sia sostanzialmente dimezzata (-44,6%). Prima di lodare le virtù di “Super Mario”, però, dobbiamo tenere conto di alcuni elementi. In primis, l’aumento del debito nel 2020 fu eccezionalmente elevato a causa della pandemia e dei suoi contraccolpi violenti sull’economia italiana. Nel 2019, ad esempio, perlopiù trascorso sotto il governo “giallo-verde”, il debito era salito di appena una trentina di miliardi.

Nel 2021, sappiamo che la pandemia ha iniziato ad allentato la presa grazie al successo delle campagne vaccinali nazionali. Le restrizioni anti-Covid si sono allentate un po’ ovunque, le economie sono rimbalzate e così anche le entrate fiscali. Viceversa, si sono ridotti i sostegni a famiglie e imprese. E così, il rapporto tra debito e PIL è sceso da 156,5% a 150,8%. Ma il vento favorevole della ripresa soffia sempre meno forte. Anzi, il PIL italiano nel primo trimestre è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. E adesso è la guerra a richiedere al governo Draghi interventi contro il caro bollette, perlopiù in deficit. Dunque, la corsa del debito pubblico italiano potrebbe tornare ad accelerare.

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