Il prezzo del gas è sceso rispetto ai massimi storici toccati lunedì, quando in chiusura di seduta sul mercato europeo scambiava a 222 euro per megawatt-ora. Ad ogni modo, resta su livelli stratosferici. Ieri, si aggirava sopra 175 euro, dieci volte i livelli di un anno prima. E l’impatto sui bilanci di famiglie e imprese è già devastante. Il caro bollette sta falcidiando il potere d’acquisto delle prime e facendo esplodere i costi di produzione delle seconde, le quali in molti casi hanno fermato temporaneamente gli impianti.

La guerra ucraina sta inasprendo le quotazioni, dato che la Russia vende ogni anno all’Europa più di 155 miliardi di metri cubi di gas. L’Italia dipende per oltre il 38% dei suoi consumi dalle forniture di Mosca. Rimpiazzarle nel breve periodo è un’operazione impossibile, anche facendo leva sulle scorte e confidando nell’aumento delle forniture di stati come l’Algeria.

Quello che non tutti sanno è che l’Europa ci mette del suo in questo caro bollette. I prezzi al consumo sono influenzati, infatti, anche dalle aste Ets (Emission trading scheme). Si tratta di un meccanismo, in base al quale l’Unione Europea punta a ridurre l’inquinamento. Come? Assegnando a ciascuna delle circa 11.000 grandi aziende produttrici nell’area quote di CO2, cioè livelli massimi d’inquinamento nell’anno. Le aziende che si trovano costrette a superarli, possono acquistare le quote eccedenti dalle aziende che riescono a non usare tutte quelle loro assegnate, ovviamente dietro compenso. Si crea così un mercato dei diritti per inquinare.

La mano dell’Europa sul caro bollette

Ogni anno, Bruxelles abbassa il livello massimo di inquinamento concesso alle aziende, per cui risulta per esse più difficile rispettare le quote. Da ciò ne è scaturita l’esplosione dei prezzi in asta negli ultimi anni. Un mese fa, le quote di CO2 toccavano il massimo storico di quasi 100 euro per tonnellata.

Attualmente, sfiorano i 70 euro. Fino a qualche anno fa, stavano a 5-10 euro. Questo boom si ripercuote negativamente sui costi di produzione, colpendo particolarmente le aziende energivore, tra cui quelle elettriche. In sostanza, il caro bollette stesso risente della corsa dei prezzi alle aste Ets.

Per il 2022, il governo Draghi ha stimato un prezzo medio di 80 euro per tonnellata. Considerando che le quote spettanti all’Italia siano 42 milioni, l’impatto stimato è sui 3,36 miliardi. Un gettito che va allo stato italiano. Ma si tratta di un beneficio solo apparente per i conti pubblici. In effetti, già dall’estate scorsa il governo è dovuto intervenire per mitigare il caro bollette attingendo proprio al gettito delle aste Ets, pur rivelatosi ampiamente insufficiente allo scopo. Pertanto, anche quest’anno sarà costretto a utilizzare l’intero denaro incassato dalla vendita di quote di CO2 per abbassare i costi di luce e gas a carico delle famiglie.

Ma si tratta di una partita di giro: con una mano l’Europa stanga famiglie e imprese, con l’altra gli stati nazionali girano loro i ricavi. Se tutti gli incassi ipotizzati fossero trasferiti alle sole famiglie, il caro bollette si “sgonfierebbe” di 130 euro per famiglia. Sappiamo che non è così, ossia che il governo stia concentrando gli aiuti sulle famiglie con redditi più bassi e al contempo cerca di sostenere le imprese. Ad ogni modo, parliamo di un impatto non marginale. Sarebbe stato opportuno sospendere per quest’anno un tale meccanismo, così da alleviare i costi sui consumatori. Invece, l’Europa ha previsto un’altra stangata (capacity market) da quest’anno, stavolta gravante sui consumi elettrici: una sovrattassa di 40 euro per megawatt-ora per tutte le 500 ore di picco dei consumi nell’anno solare, cui cui gran parte a gennaio, febbraio e agosto. Con la conseguenza che sotto le bombe e in piena crisi energetica, i cittadini europei stanno pagando ancora più cara l’elettricità.

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