“Le attività commerciali legate alle valute virtuali sono attività finanziarie illegali, che mettono in grave pericolo la sicurezza dei beni delle persone”. È quanto affermato in questi giorni dalla banca centrale cinese. La Cina è uno dei più grandi mercati di criptovalute al mondo. Per questo motivo, da venerdì il prezzo di Bitcoin sta subendo una netta contrazione.

La Cina contro i Bitcoin

Il trading di criptovalute è stato ufficialmente bandito in Cina dal 2019, ma ha continuato online attraverso gli scambi esteri. Tuttavia, quest’anno c’è stata una repressione significativa.

A maggio, i funzionari del governo hanno promesso di aumentare la pressione sul settore.

A giugno, ha detto alle banche e alle piattaforme di pagamento di smettere di facilitare le transazioni e ha emesso il divieto di “minare” le valute.

Ma l’annuncio di venerdì è l’indicazione più chiara che la Cina vuole chiudere l’intero mercato delle criptovalute.

Criptovalute e il problema de mining

La tecnologia alla base di molte criptovalute, incluso Bitcoin, si basa sulla blockchain.

Il mining è l’attività mediante la quale un utente mette a disposizione il proprio PC e la corrente elettrica per estrarre criptovalute. Come ricompensa dei calcoli effettuati da questa rete di computer, nuove “monete” vengono assegnate casualmente a coloro che prendono parte a questo lavoro.

La Cina, con i suoi costi dell’elettricità relativamente bassi e l’hardware dei computer più economico, è stata a lungo uno dei principali centri mondiali per l’estrazione mineraria.

Per questo motivo, la repressione cinese ha colpito anche l’industria mineraria.

A settembre 2019, la Cina rappresentava il 75% del consumo energetico mondiale di Bitcoin. Ad aprile 2021, era sceso al 46%.

 

Fonte: bbc.com

 

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