Il crollo ha superato il 14% nel corso della seduta di ieri, anche se alla fine è rimasto sotto la doppia cifra. Sta di fatto che il titolo Juventus in borsa è sceso a soli 26 centesimi, ai minimi dalla primavera del 2016. Era un’altra primavera, ma del 2019, quando aveva raggiunto il suo massimo storico di 1,67 euro. Da allora, il valore in borsa della Signora Bianconera è precipitato di 900 milioni di euro. Un numero che sa di beffa, perché equivale esattamente alla somma delle tre ricapitalizzazioni nel frattempo varate in appena quattro anni.

L’ultima è stata annunciata dalla società il venerdì scorso a borse chiuse, insieme ai risultati dell’esercizio al 30 giugno 2023. Ammonterà a 200 milioni.

Perdite 700 mln in 5 anni

Le perdite della scorsa stagione sono state pari a 123,7 milioni, pur la metà dei 239,9 milioni riportati al 30 giugno 2022. Negli ultimi cinque anni, il rosso complessivo è arrivato a quota 700 milioni. E questo spiega perché la Juventus abbia dovuto chiedere con tale frequenza nuovi quattrini ai soci. Secondo le previsioni societarie, anche il semestre in corso si chiuderebbe in perdita.

Guai iniziati con ossessione Champions

Tornando agli aumenti di capitale, questi pesano sulle spalle di Exor per circa 575 milioni. La holding di casa Agnelli detiene il 63,8% del club e ha sempre partecipato pro-quota alle ricapitalizzazioni. Una situazione finanziaria difficilissima quella della Juventus, che fino agli anni pre-Covid era nota per la sua gestione parsimoniosa delle finanze societarie. Tutto cambiò nel 2019. La disfatta in Champions League all’Allianz Stadium contro l’Ajax ai quarti di finale seminò un senso di frustrazione palpabile tra i dirigenti. Già nel 2015 e nel 2017 avevano dovuto ingoiare amaro, arrivando entrambe le volte in finale senza riuscire ad alzare la coppa.

Già nell’estate del 2018, l’allora presidente Andrea Agnelli aveva ingaggiato Cristiano Ronaldo in quello che al tempo venne definito “l’affare del secolo”.

Ma tra costo abnorme del cartellino e maxi-stipendio, i conti della Juventus precipitano e i risultati non arrivano. Ci si mise anche il Covid, che limitò i ricavi derivanti dall’operazione, ma nei fatti la squadra non faceva che perdere gioco e arretrare nelle classifiche europee e dopodiché in Serie A. Infine, vennero le indagini dei giudici, la penalizzazione in classifica, l’espulsione da Champions ed Europa League.

Juventus meno ambiziosa, Exor meno generosa

La Juventus non è più un modello societario. John Elkann, commentando i 100 anni di controllo del club da parte della sua famiglia, ha parlato di “anno zero”. Ritiene che il club ripartirà da “basi credibili”, un modo diplomatico per liquidare gli ultimi anni di gestione all’insegna di obiettivi tutt’altro che alla portata e che hanno richiesto l’uso di strumenti costosissimi per cercare di raggiungerli. Il nuovo corso sarà evidentemente meno ambizioso, la Juventus tornerà ad essere forse un grande club di Serie A senza grosse aspettative in Europa. L’assegno da quasi 130 milioni che Exor staccherà per ripianare i debiti della Signora Bianconera potrebbe essere l’ultimo.

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