Il Fondo Monetario Internazionale ha certificato lo storico sorpasso del pil pro-capite a parità di potere di acquisto (PPP) della Spagna rispetto a quello dell’Italia, avvenuto nel 2017. Lo scorso anno, uno spagnolo medio poteva disporre di 38.286 dollari, un italiano di 38.140,3 dollari. Ennesimo dato, che conclama il declino economico del nostro Paese, nonostante qualche ottimista favoleggi da mesi di ripresa. Abbiamo smesso di arretrare, è vero, ma resta il fatto che le dimensioni della nostra economia al dicembre scorso fossero più piccole del 5,7% di quelle del 2007, ultimo anno prima della spaventosa crisi mondiale, che ha letteralmente fagocitato l’Italia.

Abbiamo voluto vederci meglio e facendo due calcoli, abbiamo cercato di capire l’entità e la tempistica del tristemente ormai noto sorpasso. Abbiamo preso come riferimento il 2000, sia in quanto inizio del Millennio, sia perché nei fatti quasi coincide con il debutto dell’euro, che formalmente è entrato nelle nostre tasche dall’1 gennaio 2002, ma che già dal 1999 era divenuto realtà, quando erano stati fissati definitivamente i tassi di cambio tra le 12 valute allora dell’Eurozona.

La crisi non è stata dappertutto uguale, il declino è solo dell’Italia

Nel 2000, il pil italiano valeva quasi due volte quello spagnolo, per l’esattezza ammontava a 1,92 volte. Non che fossimo ricchi il doppio, perché va tenuto conto che la popolazione spagnola era ed è assai meno numerosa della nostra. In effetti, il pil pro-capite allora risultava da noi 1,37 volte quello spagnolo. Dunque, un italiano mediamente era ricco quasi il 40% in più di un cugino iberico. Già nel 2007, la musica era di molto cambiata. Perché parliamo di quell’anno? Come vi abbiamo anticipato, segna la quiete prima della tempesta, uno spartiacque tra il mondo che c’era prima e quello che è venuto dopo con l’esplosione della crisi finanziaria nel 2008. Il pil italiano valeva 1,49 volte quello spagnolo, ma per effetto delle variazioni numeriche delle due popolazioni, il rapporto tra i dati pro-capite scendeva drasticamente a meno di 1,15.

In soli 7 anni, dunque, la nostra maggiore ricchezza media si era ridotta di quasi i due terzi. E nel 2017, a fronte di un pil nominale di 1,475 volte quello spagnolo, il dato pro-capite ci vede in vantaggio di solo il 13,6%.

Il sorpasso in termini reali

Ma non si era detto che la Spagna ci ha sorpassati? In effetti, bisogna adesso tenere in considerazione del potere di acquisto nelle due economie. Per farlo, vediamo come risulta variato rispetto al solito anno di riferimento del 2000. Al 2007, l’inflazione cumulata spagnola è stata del 25,6%, quella italiana del 17,4%. Ne deriva che il pil pro-capite spagnolo sarebbe cresciuto realmente di poco meno il 20% tra il 2000 e il 2007, quello italiano del 7%. Dunque, in quegli anni abbiamo perso posizioni verso la Spagna, esattamente di 13 punti percentuali. Si consideri che l’economia spagnola ha iniziato una fase di boom economico alla metà degli anni Novanta, partendo da livelli di ricchezza ben più bassi dei nostri.

E tra il 2007 e il 2017? L’inflazione cumulata spagnola si è dimezzata rispetto al periodo precedente al 13%, quasi identicamente al +13,5% dell’Italia. Ne consegue che, in termini reali, il pil pro-capite spagnolo al 2017 risultava del 3,8% inferiore di quello di 10 anni prima, mentre quello italiano di ben l’8,7% in meno. Questi numeri appaiono piuttosto amari per l’Italia, perché implicano che un suo cittadino residente in media avrebbe conseguito nel 2017 una ricchezza reale inferiore di quasi il 2% rispetto al 2000, mentre uno spagnolo mediamente starebbe meglio di 18 anni fa del 16%.

Ahi noi, potremmo ripetere l’esercizio con qualsiasi altra economia europea, trovando lo stesso risultato. Persino la Grecia sta meglio rispetto all’inizio del Millennio, pur travolta da una crisi drammatica sul piano economico e sociale dal 2008. Prendiamo la Germania: il suo pil nominale valeva 1,7 volte quello italiano nel 2000, quello pro-capite 1,19 volte.

Come dire, un tedesco era ancora mediamente più ricco di un italiano di meno del 20% all’inizio del Millennio. Lo scorso anno, invece, il rapporto tra le due economie s’impennava a 1,9, mentre quello pro-capite a 1,39. Le distanze tra tedeschi e italiani sono più che raddoppiate in appena 17 anni. Tenendo conto dell’inflazione, poi, troviamo che il pil pro-capite tedesco risulta cresciuto dal 2000 del 24,4%, quello italiano è arretrato dell’1,7%, per cui le distanze reali tra tedeschi e italiani sono salite di circa il 26%. Lo spread vero sta tutto in queste cifre, quello concernente i titoli di stato è solo una conseguenza più vistosa, ma nemmeno la più importante.

Italia-Spagna, economie a confronto su 5 parametri

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