Venerdì scorso, il franco svizzero contro l’euro si è portato ai massimi da quasi cinque anni, scambiando a meno di 1,06. E’ l’effetto Coronavirus, con i capitali di tutto il mondo in cerca di un porto sicuro nel quale ripararsi contro le tensioni internazionali. E la Svizzera lo è. Vi siete mai chiesti perché? I rendimenti di tutti i titoli di stato elvetici sono negativi, compresi quelli con scadenze più lunghe. Il bond 2064 offre il -0,45%, mentre il tasso “overnight” sta al -1,10%.

Dunque, i capitali in ingresso si mostrano ben disposti a pagare un prezzo potenzialmente elevato, pur di non recarsi altrove.

Il franco svizzero è fermato dalla banca centrale, che raddoppia l’assegno allo stato

La Svizzera è un paradiso per il capitalismo mondiale. Non solo per la storica solidità del suo sistema bancario, caratterizzato da un segreto opposto sino a qualche anno fa senza eccezioni alle autorità di tutto il mondo, quanto per le caratteristiche estremamente favorevoli offerte dalla sua economia. La società Swiss Russian Investments GmbH è stata fondata nel 2015 da Nicola Zanni, che ne è anche il ceo. Si occupa di investimenti in Svizzera, oltre che sul mercato russo e ci ha inviato alcuni dati assai interessanti per capire le ragioni per cui lo stato alpino non sembra avere concorrenti nel mondo.

Solo limitandoci alla componente cash del suo portafoglio, scopriamo che nell’ultimo quinquennio ha maturato guadagni superiori al 35% per la quota investita esclusivamente nelle banche svizzere e in franchi, di oltre l’11% per quella investita esclusivamente in oro fisico. Le premesse di questa strategia d’investimento hanno consistito nel contrastare il rischio di: svalutazione dei tassi di cambio; di crisi sistemiche e imposte sulle proprietà/prelievi forzosi. Il porto sicuro ha funzionato anche stavolta.

La forza delle banche svizzere

Dicevamo, un “business climate” che non teme concorrenza. Si consideri che la tassazione sui redditi delle persone fisiche nel 2019 si attestava mediamente al 17,4% in Svizzera, dato che si confronta con aliquote fino al 55,95% in Giappone, il 45% di Cina e Australia, il 37% degli USA e il 22% di Singapore, pur nettamente superiore al 13% della Russia, al 15% di Hong Kong.

E l’Indice di Libertà Economica pone il paese ai vertici della classifica mondiale con 80,5 punti, molti di più dei 67 d’Europa, per non parlare dei 61,7 dell’Italia e anche dei 76,2 degli USA.

Tornando alle banche, in pochi all’estero sanno che ogni cantone ne possiede una (Kantonalbank), di cui risulta il principale azionista. E la Costituzione prescrive che i depositi liquidi possano (un tempo era un obbligo) essere garantiti dai cantoni per il 100% e generalmente ogni conto bancario risulta garantito almeno fino a 100.000 franchi. La solidità del capitale rappresenta la punta di diamante del sistema elvetico, che si occupa più di ogni altro al mondo di gestire la ricchezza finanziaria. Pensate solamente che 2.300 miliardi di dollari di clienti da tutto il pianeta si trovano depositati proprio nella piccola Svizzera, pari a un terzo di tutta la ricchezza globale “offshore”.

Il cantone di Zugo primeggia sugli altri

Ma non tutti i cantoni sono uguali. Il cantone di Zugo, nel quale vivono 126.000 abitanti, risulta al top della convenienza per investire. E’ considerato il “paradiso fiscale” della Svizzera, con una tassazione di appena il 12% sulle imprese (quasi la metà che a Berna e sotto la media del 14% ) e meno del 10% sulle persone fisiche, in questo secondo caso di circa un terzo inferiore alla media nazionale. E alle imprese viene richiesta mediamente una settimana all’anno di adempimenti burocratico-fiscali, molto meno che nella stragrande maggioranza del mondo.

Capite benissimo perché più i governi europei, in particolare, cercano di inasprire la burocrazia e i controlli su imprese e semplici cittadini, puntando a fare cassa con un’imposizione fiscale sempre più pervasiva e soffocante, e più la Svizzera diventa meta dei capitali stranieri intenti a sfuggire alla scure.

I depositi presso le banche svizzere possono essere ritirati in ogni momento e nelle situazioni di crisi possedere franchi è come detenere oro, data la solidità di fondo dell’economia elvetica. Persino la stessa Banca Nazionale Svizzera non sfugge agli appetiti dei detentori dei capitali, se è vero che le sue azioni (è quotata parzialmente in borsa) sono esplose del 415% nell’ultimo quinquennio, percepite come proxy degli investimenti effettuati dall’istituto all’estero per tenere a bada il franco. Tutti vogliono avere un pezzo di Svizzera in portafoglio!

Chi sta comprando la SNB?

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