Se avessimo comprato oro un anno fa, adesso avremmo guadagnato più del 20%. Le quotazioni del metallo in dodici mesi sono salite del 13% sopra i 1.965 dollari di ieri e il cambio euro-dollaro nel frattempo è sceso dell’8% sotto 1,10. Investire in oro è l’operazione classica nei periodi di crisi economica, alta inflazione, tensioni finanziarie e/o geopolitiche. Allo stato attuale, ne abbiamo ben tre e rischiamo presto di avere la quarta, cioè la crisi.

Il boom delle quotazioni negli ultimi mesi è stato trainato essenzialmente dalla reflazione.

Dopo la fase acuta della pandemia e i relativi lockdown, la domanda si è ripresa molto più velocemente dell’offerta, con quest’ultima ad essere rimasta indietro per via dei colli di bottiglia venutisi a creare durante le restrizioni. Gli ordini si sono accumulati e i prezzi di molti manufatti e materie prime sono schizzati alle stelle. I metalli industriali, ad esempio, sono rincarati mediamente di quasi il 45% in un anno. La guerra è intervenuta in questo scenario, estremizzandolo.

Quando s’ipotizza di investire in oro, bisogna chiedersi quale futuro si abbia davanti sul piano macroeconomico. Se il metallo prospera in condizioni critiche, evidentemente dovremmo inserirlo in portafoglio nelle previste fasi avverse. Le banche centrali non definiscono più “temporanea” l’inflazione, anche se continuano a rassicurare che essa tenderà ai rispettivi target nel medio-lungo termine. Poiché stanno iniziando a porre fine agli stimoli monetari, i rendimenti dei bond stanno risalendo e, in teoria, questo non sarebbe positivo per l’oro, in quanto asset privo di cedole.

Investire in oro ai tempi dell’inflazione

In sostanza, la concorrenza diventa più agguerrita. Tuttavia, a crescere in questa fase sono i rendimenti nominali, quelli reali stanno continuando a diminuire. Il Treasury a 10 anni offriva l’1,60% un anno fa, a fronte di un’inflazione americana ancora sotto il 2%. Adesso, rendono meno del 2,10, ma a fronte di un’inflazione salita a quasi l’8%.

Investire in oro è diventato più appetibile, non meno. Vero è, poi, che il dollaro dovrebbe perdere forza nel prossimo futuro. E questo non farebbe che sostenere le quotazioni del metallo, le quali mostrano una correlazione negativa con il biglietto verde.

Infine, avanza la prospettiva di un’inflazione strutturalmente maggiore di quella che abbiamo vissuto nel decennio precedente alla pandemia. La globalizzazione avrebbe raggiunto il picco. Tra pandemia e guerra, le multinazionali si stanno convincendo ad accorciare le catene di produzione. I luoghi di produzione verosimilmente in futuro si troveranno più vicini a quelli di consumo. Questo implica anche che i costi saliranno e si ripercuoteranno sui prezzi finali. L’era di tutto “cheap” sarebbe ormai volta al termine.

Se l’inflazione sale, investire in oro diverrebbe una buona soluzione per proteggere i risparmi. Attenzione, però, a pensare che l’asset sia una garanzia automatica. Negli anni recenti, dopo l’allora massimo storico toccato nel 2011 sopra 1.920 dollari, le quotazioni quasi risultarono dimezzate quattro anni più tardi. Dunque, occhio a puntare sui guadagni immediati. E non è detto che dobbiamo necessariamente acquistare lingotti. Esistono alternative pratiche come gli ETC, i fondi a gestione passiva, e le azioni della società minerarie, le quali tendono a replicare l’andamento dell’asset estratto sui mercati.

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