L’Inter di Suning riesce nell’impresa di vincere il 19-esimo scudetto della storia nerazzurra. Ieri pomeriggio, migliaia di tifosi si sono riversati al Duomo di Milano per fare festa dopo che il pareggio in trasferta dell’Atalanta a Sassuolo aveva decretato la vittoria automatica con 4 giornate di anticipo. La serie apparentemente infinita di vittorie della Juventus è stata così interrotta. Adesso, il popolo nerazzurro sogna l’impresa in Champions League. Ma il clima di festa rischia di essere infranto presto dal cambio di proprietà e tutto quello che ne deriverebbe in termini di possibile instabilità aziendale.

Il risultato di ieri non è arrivato per caso. E’ il frutto di una cavalcata che parte da lontano. Per l’esattezza, dal 2013. Quell’anno, finiva l’era Moratti dopo ben 19 stagioni. Alla sua gestione subentrava quella di Erik Thohir, l’imprenditore indonesiano di “Fozza Inda”. La sua sarà un’esperienza breve, destinata a cedere il testimone solo tre anni più tardi alla famiglia cinese Zhang. Nasce l’Inter di Suning, dal nome del colosso degli elettrodomestici del nuovo proprietario. Ma dopo 5 anni, sembra che anche quest’ultimo voglia disfarsi del club milanese per concentrarsi sul suo “core” business, anche su impulso di Pechino. E lo farebbe a maggior ragione dopo lo scudetto, potendo cedere l’asset a un prezzo di mercato più elevato.

Ma come sono cambiati i numeri societari dal passaggio tra l’era Moratti all’Inter di Suning? Lo vediamo in sintesi attraverso questa carrellata di dati salienti. Anzitutto, i ricavi. Nel 2013, chiudevano l’esercizio a poco più di 200 milioni di euro. Al 30 giugno 2020, risultavano saliti a 373,3 milioni, pur in calo dai 417 milioni del precedente esercizio, a causa del contraccolpo della pandemia. Con Thohir, vi era stata una crescita di circa il 20%, in area 240 milioni.

Escludendo i ricavi provenienti dalla gestione dei calciatori (essenzialmente, le plusvalenze), negli 8 anni si è saliti da poco più di 167 a oltre 301 milioni.

La sola Inter di Suning ha accresciuto il fatturato caratteristico di 100 milioni. Attenzione, però, perché le gioie finiscono qui in termini finanziari. Se Massimo Moratti archiviava la sua lunga era a capo della società con una perdita di 80 milioni di euro (1,35 miliardi dal 1995 al 2013, 71 milioni in media all’anno), da allora il club ha chiuso in attivo solamente nel 2014 per circa 33 milioni. Era il primo anno del triennio Thorir, che nel complesso ha segnato un rosso di quasi 167 milioni, circa 55,6 milioni ad esercizio. Non è andata meglio all’Inter di Suning. Tutt’altro. Anche a causa del Covid, ha maturato un maxi-rosso di oltre 256 milioni in 4 anni e mezzo, pari a 57 milioni a stagione.

Tornando alla crescita del fatturato, ecco in pillole grazie a quali canali è avvenuto tra il 2013 e il 2020:

  • Ricavi da gare: da 19,6 a 44,3 milioni (+126%)
  • Diritti TV: da 81,4 a 115,25 milioni (+42%)
  • Ricavi commerciali: da 27,6 a 82,11 milioni (+197%)

Dunque, l’Inter di Suning è stata capace di triplicare i ricavi di sponsor e vendita di gadget e di più che raddoppiare il ticketing, cioè il fatturato dei biglietti allo stadio. Certo, nel frattempo è cresciuto anche il costo della rosa: da 128 ai 198 milioni di euro dell’Inter di Suning (+55%). Per non parlare dell’indebitamento netto: Moratti lo lasciò a 107 milioni, sotto il cinese è esploso a 255 milioni.

D’altra parte, è un fatto che l’Inter di Suning sia entrata nella top 20 dei club europei dal valore più alto. Secondo Forbes, varrebbe sui 740 milioni, mentre per Kmpg arriverebbe a 939 milioni (14-esimo posto). Il balzo in questo caso sarebbe stato del 42% in appena un anno. E dire che il report si riferisca a prima che i nerazzurri arrivassero in finale di Europa League, pur persa contro il Siviglia. Solo il valore della rosa, stando a Transfermarkt, si attesterebbe sui 630 milioni.

[email protected]