Sarà un derby americano quello tra Milan e Inter al San Siro dalla prossima stagione. Dopo otto anni di regno, la famiglia Zhang deve dire addio al suo giocattolo italiano. Che sia stato calcolato o frutto delle contingenze non è ancora dato saperlo. Sappiamo con certezza che da ieri il controllo del club nerazzurro è passato nelle mani del fondo statunitense Oaktree. I cinesi a capo di Suning tra pochi giorni avrebbero compiuto l’ottavo anno dall’acquisizione della società dall’allora proprietario indonesiano Erick Thohir, oggi ministro del suo Paese per le partecipazioni statali.

Inter tra risultati sportivi e debiti

E’ successo che gli Zhang non siano stati in grado di onorare un debito di 395 milioni di euro con il fondo, stipulato nel maggio del 2021 e che era stato garantito da un pegno sulle azioni di Great Horizon nel capitale dell’Inter. E martedì è arrivata l’escussione. Il passaggio di consegne non sarà così neutrale sull’avventura calcistica, come il comunicato ufficiale di ieri di Oaktree ha voluto fare intendere. I cinesi lasciano un’Inter nel suo momento migliore da molti anni a questa parte dal punto di vista dei risultati sportivi. E’ stato appena portato a casa il ventesimo scudetto, la seconda stella è stata assicurata. E l’anno scorso la squadra ha disputato la finale di Champions League, persa per 1 a 0 contro un non irresistibile Manchester City.

Perdite maxi sotto Zhang

Tuttavia, i successi degli Zhang si possono limitare a questi. La verità è che lasciano una società finanziariamente mal messa. Lo scorso anno, l’Inter ha chiuso il bilancio con perdite pari a 85,8 milioni. L’esercizio precedente era stato ben peggiore, con 140 milioni di rosso. L’apice dei risultati negativi si ebbe nell’anno del Covid: -245,6 milioni. In totale, negli otto anni trascorsi sotto la gestione cinese l’Inter ha registrato perdite cumulate per quasi 660 milioni.

E considerando che le attese per la stagione in corso siano per un passivo di 50 milioni, possiamo affermare che grosso modo sarà sfondato il muro dei 700 milioni.

Non che prima fosse andata meglio. Nelle tre stagioni trascorse sotto l’indonesiano, le perdite dell’Inter furono complessivamente di quasi 167 milioni. Ci fu un solo esercizio chiuso in attivo per 33,3 milioni, grazie alle maxi-plusvalenze realizzate. Al 30 giugno 2023, i debiti societari risultavano a 807 milioni. Numeri pesantissimi, anche se c’è da evidenziare che, con la trasformazione del debito in equity, il primo dovrebbe risultare automaticamente dimezzato. E c’è un bond dell’Inter da 415 milioni in scadenza nel 2027. Con il cambio di proprietà, rischia di dover essere rimborsato in anticipo.

Valore rosa Inter a 630 milioni

C’è un punto di forza dell’Inter, che parzialmente lenisce il peso delle perdite: la rosa. Il suo valore di mercato è stimato da Transfermarkt in circa 630 milioni. Una cifra spaventosamente alta e che farà certamente gola sia al neo-proprietario che a un qualsiasi potenziale interessato all’acquisto. Questi numeri rischiano, però, di accendere le attenzioni del fondo nei confronti di tre giocatori, in particolare. Trattasi di Lautaro Martinez, Niccolò Barella e Alessandro Bastoni. Sono i top players più quotati del momento nella rosa.

I tre top players in bilico

Lautaro è all’Inter sin dal 2018 e ha un contratto fino al giugno 2026. Considerato il suo costo di acquisto di 25 milioni, l’argentino risulta già ammortizzato per 18,75 milioni. Se fosse rivenduto veramente ai 110 milioni che varrebbe sul mercato, produrrebbe nel bilancio nerazzurro una plusvalenza gigantesca di quasi 104 milioni. E la società risparmierebbe fino a 11,10 milioni di stipendio lordo all’anno, bonus esclusi.

Barella è in rosa dal settembre del 2020 e dovrebbe restarci fino al giugno del 2026. Fu ingaggiato per 32,50 milioni, di cui restano da ammortizzare 11,30 milioni.

Se venduto per 75 milioni, la sua plusvalenza sarebbe di quasi 64 milioni. E il risparmio sullo stipendio arriverebbe a 8,30 milioni lordi a stagione. Infine, Bastoni. All’Inter da fine agosto del 2017 con la fine del prestito, ha un contratto che lo lega alla società fino al giugno del 2028. La sua cessione per 70 milioni sarebbe tutta plusvalenza. E farebbe risparmiare quasi 10,20 milioni lordi all’anno di stipendio.

Il dilemma di Oaktree

Questo non significa che, automaticamente, Oaktree decida di fare cassa. Vendere uno dei top players equivale a indebolire la squadra in termini di possibili risultati sportivi. Ne accuserebbe il colpo il valore societario. E sarebbe un guaio per un fondo intento a rivendere alla prima occasione possibile. D’altra parte, chi ci assicura che il valore di mercato di questi o di altri giocatori resti immutato? Sappiamo che una stagione storta o un infortunio pesante possono avere conseguenze drammatiche sulle valutazioni. Ogni volta che un giocatore scende in campo, il suo club corre un rischio di natura finanziaria.

Nuovo corso all’Inter guardando al Milan

Chissà se Beppe Marotta da un lato e Simone Inzaghi dall’altro non siano già negli uffici di viale della Liberazione, sede dell’Inter, per cercare di ottenere risposte dalla nuova proprietà. Il caso RedBird dimostra che il mantenimento della vecchia dirigenza con i loro obiettivi sportivi e finanziari diventa difficilmente compatibile con il cambio dei soci di controllo. A farne le spese al Milan fu niente di meno che una leggenda come Paolo Maldini, vincitore di cinque Champions. E anche Gary Cardinale era arrivato con toni rassicuranti sul nuovo corso, anche in quel caso con uno scudetto appena vinto. I risultati sportivi  in questi primi due anni sono stati insoddisfacenti, in cambio il bilancio rossonero chiudeva in attivo nella stagione passata; la prima dell’era americana.

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