Forte rallentamento dell’inflazione nel mese di settembre per l’Eurozona. L’Eurostat ha da poco diramato il dato preliminare, che vede una discesa al 4,3% dal 5,2% di agosto. Si tratta del livello di crescita dei prezzi al consumo più basso dall’ottobre 2021, cioè da quasi due anni. Le previsioni erano per un calo più contenuto al 4,6%. L’inflazione “core”, al netto di energia e generi alimentari, è scesa anch’essa al 4,5%, dato minimo da agosto 2022. Non è andata altrettanto bene in Italia, dove a settembre i prezzi sono cresciuti dello 0,2% mensile e del 5,3% annuale, in lieve rallentamento dal 5,4% di agosto.

Nel nostro Paese, il dato “core” si è attestato in calo dal 4,8% al 4,6%.

Questi numeri depongono a favore di una pausa della Banca Centrale Europea (BCE) sull’aumento dei tassi di interesse. A settembre, i tassi di riferimento sono stati portati al 4,50% e sui depositi bancari al 4%. A questo punto, l’inflazione nell’Eurozona risulta essere scesa per la prima volta da molto tempo sotto i livelli dei tassi nominali. In altre parole, i tassi reali risultano finalmente positivi. Lo sarebbero ancora di più sul piano prospettico, considerato che l’inflazione nell’area sia attesa in ulteriore contrazione per il medio-lungo termine, pur sopra il target del 2%.

Inflazione settembre giù rianima BTp

Alla notizia, lo spread tra BTp e Bund ha proseguito la discesa sotto 190 punti base. Ieri, era salito a ridosso dei 200 punti. Il BTp a 10 anni offre un rendimento del 4,75% mentre scriviamo, giù dal 4,92% in apertura di seduta. Il balzo dei prezzi si deve proprio alla prospettiva che la BCE ponga sostanzialmente fine alla stretta monetaria. Non ci sarebbero più aumenti dei tassi di interesse, sebbene a Francoforte puntino apertamente a mantenere i tassi alti per un periodo prolungato.

Tuttavia, il forte calo dell’inflazione farebbe rivedere i piani. D’altra parte, Morgan Stanley mette in guardia dal fatto che, a fine anno, la BCE deciderebbe la fine dei riacquisti dei bond anche con il PEPP.

Dei 1660 miliardi di euro destinati ai titoli di stato, 294 miliardi sono italiani. Ad occhio e croce, l’operazione priverebbe il mercato dei BTp di 3-4 miliardi al mese di domanda. La pressione sui rendimenti salirebbe ulteriormente e così anche lo spread. Ma l’inflazione di settembre rende appena meno probabile lo scenario più estremo. In attesa dei nuovi dati macro.

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