Il Bundestag ha approvato l’innalzamento del salario minimo in Germania dai 9,82 euro attuali ai 12 euro dall’1 ottobre prossimo. Dall’1 luglio, comunque, già salirà a 10,45 euro. La misura riguarderà 6,2 milioni di lavoratori sui 45,2 milioni di occupati complessivi nel paese. Secondo i sindacati, comporterà un aumento del potere d’acquisto per 4,8 miliardi di euro. Ma le associazioni datoriali lamentano che essa spingerà i costi delle imprese tedesche ancora più in alto. L’aumento del salario minimo faceva parte dell’accordo tra socialdemocratici, Verdi e liberali al governo dallo scorso dicembre con il cancelliere Olaf Scholz.

La prima legge in tal senso, però, risale al 2017 tramite un accordo tra i socialdemocratici e i cristianodemocratici dell’allora cancelliera Angela Merkel.

Conseguenze sull’economia italiana

In Italia, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e, in parte, il Partito Democratico guardano con favore a una tale iniziativa, che vorrebbero introdurre nel nostro mercato del lavoro. A dire il vero, sin dal 2019 la Commissione europea di Ursula von der Leyen spinge per introdurre il salario minimo in tutto il continente. E questa è la prima conseguenza potenzialmente negativa per l’economia italiana. La competitività del lavoro, già bassa, diverrebbe ancora inferiore.

La Germania ha introdotto il salario minimo in piena occupazione. Lì, 76 tedeschi su 100 tra 15 e 64 anni hanno un lavoro, in Italia meno di 60. Un’estensione a tutto il continente implicherebbe l’aumento dei costi di produzione in quel Sud Europa in sé meno competitivo. A uscirne vincitori non sarebbero i lavoratori di quest’ultimo, bensì il sistema industriale del Nord Europa.

Salario minimo e inflazione in Germania

Ma nell’immediato il salario minimo a 12 euro in Germania rischia di surriscaldare il tasso d’inflazione nella prima economia europea. A maggio, già era salito al 7,9%, livello massimo da quasi 50 anni. E se questo accadesse, la BCE si troverebbe costretta a varare una stretta monetaria più drastica di quella fin qui ipotizzata.

Non c’era momento peggiore per implementare il piano tedesco concordato subito dopo le ultime elezioni federali del settembre scorso.

Il salario minimo rischia di rivelarsi il cavallo di Troia attraverso il quale il Nord Europa azzererà del tutto la concorrenza nel Sud del continente. D’altra parte, l’innalzamento a 12 euro l’ora dovrebbe aumentare il potere d’acquisto dei tedeschi, in teoria stimolando le nostre esportazioni verso la Germania. Ma i numeri segnalati dagli stessi sindacati appaiono risibili. I costi potrebbero superare di gran lunga i benefici per noi italiani.

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