Il business dell’acqua minerale non conosce tregua. Lo sanno bene gli italiani e il riferimento non è soltanto alla costosissima acqua di Chiara Ferragni che ha fatto discutere il web, ma anche ai marchi doc meno noti che propongono prodotti anche da 10 euro al litro o più. Si tratta insomma di un business non indifferente considerando che le nostre acque del rubinetto sono di alta qualità.

Il mercato delle acque di lusso, liscia vs gasata

Come riporta un’inchiesta di Agi, il sito specializzato delle acque di lusso, in cui dovrebbe apparire anche l’acqua minerale Evian firmata da Chiara Ferragni, propone prodotti a prezzi folli.

C’è, ad esempio, l’acqua Svalbardi, che viene prodotta nelle omonime isole e ha un prezzo di 110, 40 euro al litro, oppure la Giza made in Nova Scotia, direttamente dai ghiacciai che viene venduta a 15 euro e 90 cent. E queste sono solo alcune delle acque di lusso che il mercato ci propina, un mercato che sembra funzionare nonostante il prezzo a dir poco folle.

La Fillico Jewelry Water, ad esempio, costa 275 euro al litro e il motivo non è tanto la qualità dell’acqua ma la collezione delle bottiglie in cui è venduta, anche se la più costosa in assoluto è la Fillico P. Gold King a 375 euro al litro, seguita dalla Fillico Hello Kitty, griffata appunto dal noto personaggio dei cartoni. La meno cara, tra le acque di lusso, è quella firmata Armani, che costa “solo” 7,80 euro al litro. Nel mercato delle acque extra lusso, che farebbero venire i brividi anche ai più ricchi, spiccano anche le acque effervescenti, ma in questo caso il costo è più basso. La bottiglia più cara, Vichy Catalan, costa 48 euro circa, la meno cara, Icelandic Glacial, 7,2 euro al litro. Sicuramente le acque lisce costano di più di quelle gasate, persino quelle vendute in bottiglie di plastica possono fare il record del costo esorbitante: BLK,12 bottiglie da mezzo litro a 89 euro, ad esempio.

Un giro d’affari miliardario

Numeri alla mano, e non considerando soltanto i marchi di lusso delle acque, una recente inchiesta de La Repubblica e Legambiente, il giro d’affari delle acque minerali frutta ricavi fino a 10 miliardi di euro. Considerando un prezzo medio fino a 1 euro al litro, infatti, le aziende che imbottigliano le acque fatturano 2,8 miliardi contro i 18 milioni fatturati dalle Regioni. Il tutto va rivisto nell’ottica dei costi delle concessioni molto bassi; una media di 2,26 millesimi al litro che raffrontato al prezzo che poi paghiamo per la bottiglia al supermercato fa pensare (250 volte in più o anche 500 nelle regioni dove si paga 1 millesimo al litro). In Italia, solo nel 2016, sono state imbottigliate 14 miliardi di litri di acqua e consumati 206 litri annui.

Il nostro è il paese con più consumatori di acqua minerale anche se Legambiente vorrebbe attivare una regola valida per tutte le regioni in modo che le aziende paghino almeno 2 millesimi al litro  il costo della bottiglia. E se i nostri acquedotti sono costantemente controllati e dunque l’acqua del rubinetto è una delle migliori, gli italiani sembrano preferire il gusto dell’acqua in bottiglia, forse una questione di potenziale sensazione di sicurezza. Il Censis, a tal proposito, ha stimato che il 65,8% degli italiani non bevono un’acqua qualsiasi, ma la loro acqua.

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