Nel mese di ottobre, i percettori del reddito di cittadinanza in Italia erano 1,22 milioni con un assegno medio mensile di 575 euro, mentre i percettori di una pensione di cittadinanza ammontavano a 139 mila per un importo medio di 257 euro. In totale, il numero delle persone coinvolte supera la soglia dei 3 milioni, il 5% della popolazione residente. Ma la distribuzione sul territorio nazionale risulta profondamente squilibrata: 12% in Campania e Sicilia, a fronte dello 0,9% in Trentino Alto Adige. I dati provinciali confermano: il 16,1% di chi vive a Napoli percepisce il reddito o la pensione di cittadinanza, il 15,6% a Palermo, il 14,9% a Crotone, il 13,8% a Catania e Caserta, fino a scendere allo 0,2% di Bolzano.

Gli importi medi più alti sono percepiti a Palermo, Napoli, Caserta e Catania sopra 600 euro; gli importi più bassi a Trento con 400 euro. Fin qui, nulla di nuovo. Sappiamo che il reddito di cittadinanza vada per i due terzi a beneficiari del Meridione. Del resto, è un fatto storico assodato che il Sud Italia sia nettamente più povero del Nord. Ma siamo sicuri che queste erogazioni così squilibrate riflettano realmente le condizioni socio-economiche della Nazione?

Reddito di cittadinanza ed economia sommersa

Il sussidio spetta a chi dichiara redditi sotto una certa soglia, i quali non necessariamente coincidono con coloro che effettivamente percepiscono redditi bassi. E qui ci vengono in soccorso i dati sull’economia sommersa, a sua volta generatrice di evasione fiscale. Stando a uno studio della CGIA di Mestre, tra le prime 10 regioni per incidenza dell’economia sommersa 8 sono del Sud. La Calabria è in testa alla classifica nazionale con il 21,3%, mentre ultima figura la Provincia Autonoma di Bolzano con l’8,4%. Il podio lo completano Campania (19,8%) e Sicilia (19,3%). Tanto per fare un confronto con una grossa regione del Nord, la Lombardia figura penultima con il 9,6%.

In termini assoluti, le 8 regioni del Sud + Isole esitano un’evasione fiscale pari al 35% del totale nazionale, appena sopra il 34% della popolazione residente in esse.

Dunque, si potrebbe eccepire che effettivamente non vi sia un problema di evasione al Sud più alto che al Nord. In realtà, è diversa la fenomenologia: molto più probabile che non vi battano lo scontrino a Catanzaro che a Bolzano. Tuttavia, gli evasori al Nord sono perlopiù le imprese di grosse dimensioni e per importi più rilevanti. Il punto è un altro: se al Sud sono di gran lunga più numerosi i beneficiari del reddito di cittadinanza, è perché moltissimi presentano al Fisco dichiarazioni mendaci o risultano non occupati, pur lavorando in nero.

Se sovrapponiamo la mappa dell’economia sommersa a quella del reddito di cittadinanza, scopriamo che esse coincidono. Inutile terrorizzare le masse con notizie quotidiane su questo o quel furbo cha ha incassato indebitamente il sussidio. Il problema sta a monte: si offre uno strumento di contrasto alla povertà a una Nazione in cui proprio i dati sulla povertà sono notoriamente falsati dall’economia sommersa. Il reddito di cittadinanza è finito col premiare quell’area grigia dell’Italia, che in questi decenni i governi hanno finto di contrastare a colpi di blitz mediatici senza cavare un ragno dal buco. I dati sul gettito fiscale ne danno conferma: solamente mezzo milione di contribuenti dichiara almeno 100.000 euro, mentre 13 milioni stanno sotto i 10.000 euro. Dunque, saremmo un Paese di morti di fame. Per fortuna, non è così.

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