Se ci recate nel Gran Bazar di Istanbul, troverete oramai diversi negozianti che accettano crypto come mezzo di pagamento. I turchi stanno arrangiandosi come possono per sfuggire alla crisi della lira. Il 2021 è stato un infausto “annus horribilis”, nel corso del quale il cambio contro il dollaro è crollato del 44%. L’apice della volatilità è stato raggiunto negli ultimi dieci giorni di dicembre, quando la lira è passata dal perdere quasi il 60% da inizio anno al recuperare fino al 35%. Tutto a seguito del piano del governo per mettere al riparo i risparmi bancari dal deprezzamento del cambio.

Ad ogni modo, lo scorso anno la lira turca è risultata essere più volatile di Bitcoin: 65% contro 61% secondo la media a 90 giorni. Si capisce perché le transazioni da lira in crypto siano salite a una media quotidiana di 1,8 miliardi di dollari sulle prime tre piattaforme del paese (BtcTurk, Binance e LocalBitcoins). Certo, nel 2018 si era arrivati alla stratosferica cifra di 71 miliardi medi al giorno, ma il trend sembra chiaro.

Stablecoin vincono tra le crypto in Turchia

Contrariamente a quanto possiamo immaginare, però, la parte del leone la sta facendo Tether, la più nota tra le “stablecoin”. Si tratta di una “criptovaluta” coperta totalmente da depositi in dollari e altri asset solidi. Un Tether equivale sempre a 1 dollaro. La sua estrema stabilità attira i turchi, che sono a caccia di asset in cui convertire le lire sempre più svalutate. Oggi, il cambio si aggira in area 13,55, in calo di quasi il 20% rispetto ai massimi toccati a fine dicembre. Il 60% dei depositi bancari, qualcosa come circa 240 miliardi di dollari, è convertito in valuta americana, euro e sterline principalmente.

Succede che i clienti chiedono alle banche di convertire i loro risparmi in dollari. Le banche acquistano valuta straniera e la impiegano per metterla a frutto. Come? La banca centrale, in penuria di riserve valutarie, la chiede in prestito.

Tuttavia, questo schema Ponzi va avanti finché i nuovi prestiti supereranno le restituzioni comprensive degli interessi. Adesso, molti analisti credono che questo meccanismo stia per saltare. Le riserve valutarie al netto degli swaps e di queste operazioni intrattenute con gli istituti domestici risultano negative per una quarantina di miliardi di dollari. Si teme che presto alle banche non saranno più restituiti i dollari prestati e che ai risparmiatori i depositi saranno riconvertiti in lire.

Capirete quanto i guai dei Bitcoin di queste settimane facciano un baffo alla lira turca. Anzitutto, il primo è un asset denominato in dollari, una valuta che tende ad apprezzarsi costantemente contro quella anatolica. E il trend crescente delle quotazioni negli anni lascia sperare che almeno conservi il suo valore nel tempo. Il governo ha messo al bando le crypto nel 2021, ma le detenzioni non sono vietate. E il presidente Erdogan ha altresì annunciato di recente l’invio di una legge in Parlamento per regolare la materia, sebbene non si sia ancora capito in che direzione. Insomma, i rischi esistono, specie di natura legale. Ma volete mettere quelli di restare in possesso di banconote in lire?

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