Una telefonata tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nella giornata di domenica ha disteso gli animi. Nel pomeriggio di questo lunedì sarà seguita da un incontro tra i due nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa a Roma. Dettagli, che danno il senso del cambiamento che la premier “in pectore” sta imprendo al centro-destra nell’attesa che si formi il nuovo governo. Basta cene presso l’abitazione privata del Cavaliere e, soprattutto, fine del timore reverenziale nei suoi confronti.

Massimo rispetto per il fondatore della coalizione, ma non al punto che possa imporre come ministri figure non gradite a Meloni o in caselle che ella ritenga inopportune. Infine, non saranno ricatti e mezzucci come il non votare per il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a farle concedere qualcosa. Anzi, i senatori “ribelli” di Forza Italia rischiano di restare a bocca asciutta: nessuno di loro sarà forse nominato ministro.

I tempi per il nuovo governo

Quanto stanno incidendo queste tensioni alle stelle tra i due sulla formazione del nuovo governo? Ad oggi, per niente. In effetti, i tempi dipendono finora non solo dalla Costituzione, ma anche da dinamiche istituzionali inevitabili. Entro oggi si dovranno formare i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato. Ciascun gruppo, poi, dovrà eleggere i propri rappresentanti. A quel punto, il presidente Sergio Mattarella potrà avviare le consultazioni. Saliranno al Colle nell’ordine: i presidenti di Camera e Senato, gli ex presidenti della Repubblica nominati senatori a vita (Giorgio Napolitano) e i capigruppo dei due rami del Parlamento.

Se tutto andasse bene, entro mercoledì le consultazioni saranno state avviate e concluse, specie se il centro-destra si recherà al Quirinale in un’unica delegazione. Finita la girandola di incontri e se il nome di Meloni emergesse senza ombre (vedi la posizione di Forza Italia), il presidente Mattarella potrebbe già mercoledì sera convocare per l’indomani mattina la leader di Fratelli d’Italia per conferirle l’incarico.

Come da prassi, Meloni accetterebbe con riserva. Significa che tornerà al Quirinale anche solo dopo poche ore o il giorno successivo con la lista dei ministri.

Come già sappiamo da quanto accadde nel 2018, Mattarella può anche opporsi alla nomina di qualche ministro che non lo convince. Non dovrebbe accadere stavolta, dato che Meloni e il presidente sono stati in contatto proprio sulle caselle più importanti (Economia, Interno, Difesa ed Esteri). Ad ogni modo, se accetta le nomine proposte dalla premier incaricata, già venerdì mattina potrebbe avvenire il giuramento del nuovo governo.

La grana del Consiglio europeo

Qui, però, si apre un nodo da risolvere e che probabilmente sarà stato già oggetto di discussione tra Meloni, Mattarella e il premier uscente Mario Draghi. Il 20 e 21 ottobre, infatti, si tiene un importante Consiglio europeo, cioè la riunione dei capi di stato e di governo dell’Unione Europea. Si parlerà molto di energia. Se il nuovo governo italiano giurasse proprio in quei due giorni, Meloni dovrebbe immediatamente recarsi a Bruxelles per prendere il posto di Draghi, che avrebbe nel frattempo perso titolo per rappresentare il nostro Paese. Insomma, un pasticcio.

Per questa ragione, c’è la sensazione che volutamente i tempi per far nascere il nuovo governo saranno allungati. In questo modo, Draghi parteciperà alla riunione europea ancora da premier e, tornato in Italia, passerà il testimone a Meloni, la quale giurerebbe non prima di sabato. C’è stata anche la voce che entrambi possano partecipare al Consiglio europeo, così che Meloni debutti nei consessi internazionali nei panni della premier “in pectore” e Draghi possa accomiatarsi senza intoppi formali. Tuttavia, la suggestione è rimasta solo tale ad oggi.

Italia più veloce dell’estero

Per quanto i tempi possano sembrarci lunghi, rispetto a quanto accade all’estero non possiamo affatto lamentarci.

A meno di un mese dalle elezioni politiche avremo il nuovo governo. Pensate che per Costituzione il nuovo presidente americano giura dopo due mesi e mezzo dalle elezioni presidenziali. In Germania, poi, un nuovo cancelliere s’insedia anche dopo diversi mesi dalla data del voto. Pensate specialmente al 2017, quando le elezioni federali si tennero a settembre e il nuovo governo s’insediò solo nel marzo successivo a causa delle tensioni tra i partiti.

Le liti tra Meloni e Berlusconi non sono un gran bello spettacolo, specie perché avvengono nel mezzo di una forte crisi nazionale e internazionale. Tuttavia, è molto meglio che siano avvenute prima che nasca il nuovo governo. Serve essere chiari sui termini della nuova legislatura. In Italia abbiamo l’abitudine ad accordarci subito, salvo non essere concordi su nulla e litigare dal giorno dopo. Meloni vuole cambiare questa modus operandi. Forse l’essere donna la spinge a vedere e fare le cose in maniera un po’ diversa di come la politica maschile le abbia finora intese. E dovremmo augurarci che abbia ragione, dato che mediamente un governo italiano dura poco più di un anno dal 1948 ad oggi.

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