La legge di Bilancio per 2023 non sarà scritta a quattro mani come avrebbe desiderato Guido Crosetto, plenipotenziario di Fratelli d’Italia vicinissimo alla futura premier Giorgia Meloni. Il governo Draghi non ha intenzione di sobbarcarsi la redazione di un’altra manovra finanziaria, considerando esaurito il proprio compito. D’altra parte, con l’approvazione in Consiglio dei ministri della Nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza), è un po’ come se il premier uscente una mano al suo successore l’avesse dato ugualmente.

Infatti, il governo Meloni partirà con un conto salato dimezzato per fronteggiare tutte le misure di spesa previste. Tra sostegno a famiglie e imprese contro il caro bollette, proroga del taglio delle accise, del cuneo fiscale in busta paga e degli oneri di sistema in bolletta, adeguamento delle pensioni all’inflazione e rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici, servono subito tra 35 e 40 miliardi di euro.

Numeri del NaDEF di Draghi

Una cifra immensa, che non solo costringerebbe il governo Meloni a ricorrere allo scostamento di bilancio, ma che azzererebbe i margini per soddisfare una qualche prima promessa elettorale tra flat tax e stop alla legge Fornero. Ma, dicevamo, Draghi ha incartato e spedito il suo regalo alla leader di Fratelli d’Italia. Chiusa in questi giorni in un silenzio quasi religioso, intenta a studiare le carte e a formare il suo governo, può guardare alle prossime settimane con un pizzico di paura in meno.

Per quest’anno, il governo Draghi stima un PIL in crescita del 3,3% dal 3,1% atteso con il DEF di primavera. Per l’anno prossimo, però, la crescita dell’economia italiana scenderebbe allo 0,6% e se non ricevessimo più gas russo, quasi si azzererebbe allo 0,1%. Ma per i conti pubblici le cose vanno meglio delle attese. Il deficit pubblico scenderebbe dal 7,2% del 2021 al 5,1%, meno del 5,6% stimato nel DEF.

E per l’anno prossimo, giù ancora al 3,4% dal 3,9% atteso. Grazie a questo miglioramento, il debito pubblico si porterebbe quest’anno al 145,4% dal 150,3% del 2021 e fino a scendere al 139,5% nel 2025.

Governo Meloni con 20 miliardi in meno da trovare

Questi numeri ci dicono che il deficit che il governo Meloni erediterà da Draghi per quest’anno sarà di mezzo punto di PIL in meno. In valore assoluto, quasi 10 miliardi di euro. Un importo che potrà spendere entro dicembre per le varie misure di cui sopra. E anche l’anno prossimo si troverebbe a gestire un disavanzo di una decina di miliardi più basso. E così, i 35-40 miliardi di risorse ipotizzate da trovare si dimezzerebbero a una ventina o anche meno. Non che sia uno scherzo da ragazzi, ma tutt’altra storia rispetto ai 2 punti di PIL da trovare da qui a massimo due mesi.

Chiaramente, il governo Meloni potrebbe anche sorprendere positivamente i mercati intaccando il deficit liberato dal NaDEF solo in parte. Sarebbe un buon segnale per chi acquista i nostri titoli di stato. D’altra parte, ciò equivarrebbe o a tagliare la spesa pubblica o ad aumentare in qualche modo le entrate. In alternativa, si lascerebbero inevase alcune richieste. Ma le voci obbligate come pensioni e rinnovi contrattuali da sole costerebbero sui 13-15 miliardi. Ad ogni modo, le previsioni valgono per quel che sono. Come già accaduto quest’anno, rischiano di essere smentite al ribasso nei prossimi mesi. Ma quel che conta è che Draghi ha voluto lasciare in eredità al governo Meloni un gruzzoletto per partire. E in politica i favori si ripagano. Ursula von der Leyen, stai serena?

[email protected]