Il Milan ha pubblicato il listino prezzi per acquistare i biglietti per seguire le partite di Champions League dagli spalti del San Siro. E per i tifosi rossoneri è stata una botta inimmaginabile. Un biglietto in curva – secondo anello blu e verde – sarà venduto a 119 euro. Chi volesse seguire tutte e tre le gare casalinghe del girone eliminatorio, dovrebbe sborsare poco meno di 357 euro. Un’enormità, che sta facendo esplodere i social.

Milan e Inter, che condividono lo stesso stadio, potranno far entrare fino a 30.000 tifosi, poco più di un terzo della capienza di 80.000.

Le norme anti-Covid prevedono, infatti, un distanziamento minimo di un metro, oltre al possesso del green pass. La società rossonera potrebbe avere posto fine alla storica pratica dei biglietti al San Siro a prezzi calmierati per cercare di fare cassa in una contingenza finanziaria non proprio fortunata. La pandemia tiene gli incassi allo stadio molto bassi. Bisogna recuperare.

Certo, l’Inter sta praticando prezzi molto più bassi. In curva per la Champions, un biglietto costa solo 48 euro. E’ probabile che il Milan stia cercando di massimizzare i ricavi, fiutando il rischio di uscire subito al primo girone. Tutto vero, ma l’esplosione dei prezzi è un fenomeno che sta riguardando numerosi servizi, non solo il calcio. Chi è andato in vacanza quest’anno, ha scoperto che prenotare un pernottamento o un B&B costa un occhio della testa. Lo stesso è accaduto in molti casi al ristorante o nei lidi.

Biglietti al San Siro spia d’inflazione galoppante

La pandemia ha costretto alla chiusura tante attività prima dell’estate e la sensazione è che per recuperare le perdite, queste siano finite per alzare i prezzi. Avrà contribuito la paura di nuove chiusure con l’arrivo dell’autunno/inverno. Per il calcio, poi, non sono in corso vere riaperture totali, se è vero che i tifosi possano entrare negli stadi solo per il 50% della capienza e sempre nei limiti derivanti dal rispetto del distanziamento sociale.

I biglietti al San Siro sono diventati la spia di un problema che rischia di travolgere i consumatori italiani in piena ripresa. L’inflazione non galoppa ancora secondo i dati ufficiali, se è vero che sia salita solo al 2,1% ad agosto. Più pronunciata mediamente nell’Eurozona al 3%, con punte del 3,9% in Germania. Negli USA, è già al 5,4%. Ebbene, diremmo che sia tutto sotto controllo. Con la fine dell’estate, poi, certi prezzi dovrebbero mitigarsi. Ma il rischio di una spirale rialzista esiste.

I rincari finirebbero per decretare l’impoverimento della classe media. Si creerebbero due Italie distinte e distanti: una che si permetterebbe di fronteggiare i più alti prezzi, magari grazie alla sicurezza del posto di lavoro o alla capacità dei redditi di tenervi testa; l’altra soccombente e costretta a ridurre i consumi “voluttuari”, dalle semplici uscite al ristorante alle vacanze o agli abbonamenti in palestra o allo stadio. Usciremmo dalla pandemia peggio di come ci siamo entrati.

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