In questi mesi è tutto un susseguirsi di articoli di giornale, anche nostri, sul crollo dei tassi d’interesse per i mutui casa, mai così convenienti in Italia. Il costo del denaro è sceso ai minimi storici nell’Eurozona e questo consente a famiglie e imprese di indebitarsi a tassi infimi. Ma non ci sono solo i mutui ipotecari quali forme di finanziamento per i clienti. In generale, il mondo dei prestiti si mostra variegato, tra personali e finalizzati, con i primi ad essere concessi indipendentemente dall’uso che s’intenda fare del denaro ricevuto e i secondi legati all’acquisto specifico di beni e servizi.

E’ soprattutto in relazione a questi ultimi che è in voga la formula dei prestiti a tasso zero, tra lo scetticismo e l’acquolina in bocca dei consumatori.

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Ma esistono davvero? Ovvero, ci sono istituti di credito o agenzie finanziarie disposti a prestare denaro senza ricavarci nulla e correndo anche il rischio di rimetterci nel caso di mancata restituzione del finanziamento? Per rispondere, dobbiamo partire da un paio di premesse. La prima riguarda la natura del tasso d’interesse: è il costo che un debitore deve sostenere per avere ricevuto liquidità da un soggetto creditore, il quale ha diritto per ciò stesso a una remunerazione. Se tutti i prestiti fossero a tassi zero, ci sarebbe una domanda tendenzialmente infinita di denaro, visto che non comporterebbe alcuna assunzione di costi.

Secondariamente, è proprio la definizione di tasso a prestarsi a un uso variegato. Formalmente, tutti gli istituti che erogano prestiti sono tenuti a indicarne il T.A.N. e il T.A.E.G. Il primo è l’acronimo per Tasso Annuo Nominale, il secondo per Tasso Annuo Effettivo Globale. Il T.A.N. rappresenta gli interessi che il creditore applica al prestito erogato ed è espresso in forma percentuale e su base annua.

Se fosse del 5%, significherebbe che il finanziamento ricevuto mi costerebbe il 5% all’anno. E il T.A.E.G.? Comprende anche gli altri costi, ad eccezione delle imposte e delle spese notarili, cioè anche le spese di copertura assicurativa, di apertura della pratica, di gestione, di perizia, di invio delle rate al domicilio, etc.

La definizione di tasso

Per questo motivo, il T.A.E.G. risulta sempre superiore al T.A.N. E poiché i costi diversi dagli interessi che esso include sono spesso fissi, cioè non legati all’importo erogato, tende a scostarsi dal T.A.N. in misura crescente per i piccoli prestiti, mentre sulle grosse somme la differenza tra i due tassi si riduce ai minimi termini. Detto questo, i prestiti a tasso zero si riferiscono al T.A.N. o al T.A.E.G.? La risposta appare ovvia: al primo. Nessun istituto ci rimetterebbe di tasca propria per coprire costi a favore del cliente, pur nel caso in cui decidesse per una qualche strategia di marketing di non percepire alcun interesse.

Prestiti a tasso zero, ma esistono davvero? Ecco come evitare le fregature

Per questo, il prestito a tasso zero non significa anche che sia a costo zero, perché il T.A.E.G. risulterà sempre positivo. E se scoprissi che anche quest’ultimo fosse nullo? In casi rarissimi, potrebbe accadere che un rivenditore di beni o servizi stringa accordi con un’agenzia finanziaria per consentire ai clienti di fare acquisti a tasso zero e aumentare il proprio giro d’affari, mentre il finanziatore si fa una buona pubblicità, magari venendo premiato in futuro dagli stessi clienti e scelto per la richiesta di un nuovo prestito o mutuo.

In più, proprio per non fare pagare al cliente alcun costo per il finanziamento, il rivenditore si carica delle spese istruttorie, assicurative, etc, azzerando effettivamente anche il T.A.E.G. Il più delle volte, però, confermiamo che per prestiti a tasso zero s’intende che ad essere nullo sia solo il T.A.N.

Non si tratta di una fregatura, sebbene di per sé l’azzeramento dei costi raramente sia garantito. A meno che il rivenditore non faccia il furbo, cioè aumenti il prezzo del bene o servizio per il quale viene acceso il prestito, di fatto solo fingendo un accollo dei costi. Per questo, sarebbe opportuno stare attenti alle variazioni dei prezzi avvenute tra prima e dopo il lancio di un’offerta legata a un’operazione di credito al consumo, perché sono frequenti i casi di vere fregature, con clienti convinti di acquistare un prestito a costo zero, mentre stanno semplicemente pagando in partenza di più per l’acquisto finanziato.

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