La prima corsa alla surroga di massa del mutuo a tasso fisso in Italia è avvenuta nel 2014, quando i tassi di mercato effettivamente crollarono. Alla fine del 2013, ad esempio, l’IRS a 20 anni si attestava ancora al 2,6%, mentre nella primavera del 2015 erano scesi a un minimo di circa lo 0,77%. Naturale che chi avesse contratto il mutuo a tassi ben più elevati si sia dato da fare per rinegoziarlo alle nuove e più vantaggiose (per loro) condizioni del mercato. Tra alti e bassi, i tassi sono lievitati fino all’autunno scorso, quando ha iniziato ad allontanarsi la prospettiva di un’imminente stretta monetaria nell’Eurozona.

Ecco i mutui a tasso variabile migliori a settembre e perché crollano le richieste

Nell’ultimo anno, il crollo inimmaginabile. Le scadenze dell’IRS, a cui si agganciano i mutui a tasso fisso nell’area, sono letteralmente collassate e oggi si mostrano negative fino ai 10 anni. Sui 30 anni, viaggia allo 0,41%, circa l’1,10% in meno di un anno fa. Lo stesso calo è stato accusato dal 20 anni, oggi allo 0,36%. E sempre simile (-1%) è stata la discesa dell’IRS a 10 anni, attualmente in area -0,05%.

Si sono di fatto ricreate le condizioni per una nuova corsa alla surroga e chissà che non sia già scattata in queste settimane, considerando che alla fine di agosto l’IRS a 20 anni si fosse praticamente azzerato. Per i mutuatari, il segnale che forse non troveranno condizioni ancora migliori nei prossimi mesi e bisogna fare in fretta. La surroga è quell’operazione che consiste nel “rottamare” il vecchio mutuo con un altro. Durata e tipologia del tasso possono mutare restando nella stessa banca o optando per una banca concorrente, nel caso in cui quest’ultima offrisse condizioni migliori o la prima si rifiutasse a sostituire il vecchio contratto.

Gli interessi risparmiati nell’ultimo anno

Alla fine del 2018, il mutuo-tipo ammontava a 117.000 euro.

Da allora, dicevamo che i tassi di mercato sono crollati, ma le banche hanno cercato di limitare i danni con l’innalzamento degli spread. Sì, perché l’IRS per il tasso fisso costituisce una base di partenza, alla quale va sommato un differenziale, che è nel frattempo raddoppiato, portandosi in area 0,90% per le offerte migliori, anche per porre rimedio ai tassi negativi materializzatisi fino alle scadenze lunghe. Facendoci due conti, scopriamo che per un mutuo ventennale, il costo degli interessi sia diminuito mediamente di circa mezzo punto percentuale all’anno, qualcosa che avrebbe comportato già una riduzione della spesa per interessi pari a 6.000 euro nel corso dei 20 anni, cioè quasi 25 euro in meno al mese, ovviamente nel caso di surroga o comparando i costi tra mutuo di un anno fa e quello di oggi.

Mutui a interessi sottozero saranno mai possibili in Italia?

Non è nemmeno detto, però, che la surroga vada a favore esclusivamente dei nuovi mutui a tasso fisso. Se dovesse attecchire la previsione di tassi bassi a lungo, molti vecchi mutuatari opterebbero verosimilmente per un mutuo a tasso variabile, così da approfittare dei tassi ancora più bassi di cui godrebbero con questa tipologia di finanziamento. Molto dipenderà da come verrà gestito il cambio della guardia alla BCE, dove Mario Draghi lascia una politica monetaria ultra-espansiva, abbracciata con ogni probabilità dal successore Christine Lagarde, la quale dovrà, però, fare i conti con le ampie critiche in seno all’istituto. Del resto, anche l’Euribor è sceso ai minimi storici lungo la curva, con la scadenza a 1 mese al -0,45% e quella a 3 mesi al -0,39%, rispettivamente 9 e 8 punti base in meno da inizio anno.

[email protected]