L’Italia è pronta a dire addio al glifosato. O almeno è questo lo scenario che va delineandosi dopo l’ultima svolta bio tra i filari del prosecco. Nell’immaginario collettivo, il glifosato sarebbe una sostanza altamente dannosa per salute. Il fatto che, in più di un’occasione, si siano accesi i riflettori sul glifosato è indicativo su quanto la questione sia a cuore degli agricoltori e cittadini italiani. Se, da una parte, l’Europa ne permette l’utilizzo per altri 5 anni (a meno di un clamoroso dietrofront), dall’altra, nulla vieta di dire addio al diserbante più utilizzato (e discusso) al mondo.

Il “naturale” sostituto del glifosato

Nelle ultime ore, sta facendo parlare di sé la recente svolta biologica adottata (o meglio, in procinto di essere adottata) tra i filari del prosecco. Al posto del glifosato, storicamente usato anche dai viticoltori del prosecco, potrebbe essere utilizzato l’acido pelargonico, un’erbicida naturale estratto dalla pianta di geranio. Una rivoluzione bio, in quanto l’acido pelargonico non lascia alcun residuo, trasformandosi in acqua e anidride carbonica. Nonostante ciò, manca il semaforo verde definitivo affinché questa svolta sia reale. Restano da effettuare, infatti, altri test. Intanto, i primi cittadini dei 15 Comuni della DOGC hanno bandito l’utilizzo del glifosato a partire dal prossimo anno (lo stop scatterà in data 1° gennaio 2019). Che sia arrivata la fine per l’erbicida più chiacchierato del mondo?

Prosecco fa marcire denti secondo inglesi: i veri motivi della nuova crociata british

Il glifosato e le nuove etichette per pasta e riso

Di recente, si è tornati a parlare di glifosato in occasione del debutto della nuova etichettatura per i prodotti quali pasta e riso, etichettatura che rende obbligatoria l’indicazione del Paese di origine dove viene coltivata la materia prima, vale a dire il grano (il cittadino, adesso, è consapevole se sta acquistando un prodotto contenente grano coltivato in Canada, per esempio, dove si fa largo uso di glifosato).

No agli insetti a tavola: falsa partenza per il novel food in Italia