Saranno 9,8 milioni gli elettori che avranno diritto al voto di domani in Grecia. Il tasso di astensione è atteso elevato e pesa come un’incognita sull’esito delle elezioni. Tutti i sondaggi danno per vincente Nuova Democrazia, il centro-destra del premier uscente Kyriakos Mitsotakis. In virtù della nuova legge elettorale, che ha eliminato il premio di maggioranza, non ci sarebbero i numeri per consentire ad un solo partito di governare da solo. Può sperare così l’ex premier Alexis Tsipras, a capo di Syriza, partito dell’ultra-sinistra al governo tra il gennaio 2015 e il luglio 2019.

Raccoglierebbe meno voti, ma avrebbe possibili alleati, tra cui il Pasok, il partito socialista che era stato a lungo al potere fino alla crisi del debito sovrano esplosa nel 2010.

Questo voto in Grecia arriva a tredici anni esatti dal primo salvataggio della Troika (UE, BCE e FMI), resosi necessario per via dell’impossibilità di Atene di continuare a rifinanziare il suo debito pubblico sui mercati finanziari. Una storia di conti pubblici truccati e cattiva gestione fiscale. Di salvataggi internazionali ne seguirono altri due nel 2012 e nel 2015. In tutto, il paese ricevette 280 miliardi di euro. Soldi che deve ancora restituire quasi totalmente. Sempre nel 2012 dovette ristrutturare il suo debito in mano ai creditori privati, tagliandolo di 107 miliardi di euro.

Economia greca in forte ripresa

Ma la Grecia al voto si è messa perlopiù alle spalle quel decennio terribile, durante il quale il PIL è arrivato a collassare del 27%. La Troika non c’è più a sorvegliare anche le virgole delle leggi approvate in Parlamento. E, soprattutto, l’economia ellenica è in forte crescita. Anche quest’anno dovrebbe crescere ben oltre la media europea. La banca centrale si aspetta un prudenziale +2,2%, circa il doppio dell’Italia, che a sua volta crescerà più della media continentale. La disoccupazione è crollata al 10,9% a marzo. Era arrivata al 27% all’apice della crisi nel decennio passato.

Aspetto da non sottovalutare: l’inflazione in aprile è scesa al 3%. Una condizione apparentemente invidiabile, sebbene sotto queste cifre se ne celino altre molto meno brillanti. Per prima cosa, il PIL resta in calo del 15% dal 2008. Ed è vero che l’occupazione sia in forte ripresa, ma all’appello manca mezzo milione di posti di lavoro rispetto al periodo pre-crisi. Nel dettaglio, circa 600 mila in meno sono i posti di lavoro full time, a fronte di quasi 100 mila in più part time. Dunque, meno occupati e minore qualità del lavoro. E poi c’è sempre la questione spinosa del debito pubblico, sceso sì dal 206,3% del 2020, ma ancora al 171,3% nel 2022.

Per sua fortuna, la Grecia beneficerà di un altro decennio di periodo di grazia, durante il quale non sarà tenuta a rimborsare il capitale ai partner europei, né a pagare gli interessi su gran parte delle esposizioni. Ciò sta contribuendo a migliorare la situazione fiscale di Atene, tanto che è atteso l’upgrade del rating ad “investment grade” da qui a pochi mesi. Sarebbe un ulteriore passo verso la normalità. Grazie a questi progressi e alle condizioni eccezionali ottenute dall’Unione Europea, i bond ellenici a tratti offrono rendimenti inferiori a quelli italiani.

Grecia al voto domani, ma possibili nuove elezioni a luglio

Mitsotakis rivincerebbe senza dubbio se non fosse per due temi che lo hanno indebolito in campagna elettorale. Il più grave riguarda lo scontro tra un treno passeggeri e un treno merci il 28 febbraio scorso nella regione della Tessalonica. Ha provocato 57 morti, tra cui numerosi studenti universitari. Le prime indagini hanno riscontrato carenza di personale e investimenti. L’immagine del governo ne è uscita malconcia, anche se la tragedia è frutto di tagli che risalgono nel tempo e resisi necessari dopo il crac. Poi c’è stato uno scandalo in stile “watergate”, con giornalisti e politici dell’opposizione che hanno scoperto di avere i cellulari spiati.

La verità è che il voto in Grecia di domani potrebbe essere solo un giro di riscaldamento. La legge elettorale è già stata modificata in questa legislatura, prevedendo una nuova modalità di assegnazione del premio di maggioranza. Per Costituzione, però, è fatto divieto di celebrare le elezioni immediatamente successive con le nuove regole. In assenza di una maggioranza di governo possibile – e in Grecia le coalizioni non sono naturali, meno che mai concepibili tra partiti di schieramenti opposti – a luglio si andrebbe a nuove elezioni con la legge elettorale modificata. Dunque, potremmo assistere ad un paio di mesi di instabilità. Stando ai sondaggi, comunque, difficile che Mitsotakis resti al suo posto. Conserverebbe la maggioranza relativa dei seggi, ma resterebbe lontano da quella assoluta. A meno che gli avversari non trovino conveniente lasciarlo premier in attesa che si celebrino nuove elezioni in estate.

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