Il presidente Sergio Mattarella sarebbe furibondo con il premier Giuseppe Conte. Al Quirinale la gestione dell’emergenza Coronavirus non sta piacendo per niente. L’Italia si è ritrovata in un paio di giorni ad essere percepita come l’appestata del mondo, finendo sulle prime pagine di tutti i quotidiani internazionali per scene di isteria collettiva, come l’assalto ai supermercati e i luoghi pubblici deserti persino nelle aree lontane da quelle a forte rischio di contagio. I danni economici di questa psicosi si conteranno nei prossimi mesi, quando emergerà l’impatto sul pil dal calo della produzione e dei consumi e delle prenotazioni turistiche dall’estero.

Persino in Sicilia, la regione più distante dall’epicentro del virus, gli albergatori sono già in allarme per quella che si prevede essere un’estate nera.

Emergenza Coronavirus, quando la psicosi tiene in ostaggio la realtà

Colpa del governo? Diciamo che quando Palazzo Chigi è intervenuto, anziché placare gli animi, li ha allarmati ulteriormente. Prima sono stati disposti tamponi a tappeto nelle aree a rischio, salvo accorgersi che l’elevato numero dei risultati positivi al test stessero spaventando la popolazione, con un premier che ha dichiarato nella stessa frase sia di rivendicare la trasparenza della comunicazione, sia di essere rimasto “sorpreso” per i troppi contagiati. E per quanto rassicuranti volessero essere, hanno sortito l’effetto contrario le sue numerose apparizioni in diretta nelle principali reti televisive – fino a 16 in un solo giorno – in quanto hanno fornito l’immagine di uno stato in assetto di guerra.

Altri errori d’immagine sono stati la riunione d’emergenza del Consiglio dei ministri presso la sede della Protezione Civile e la polemiche da quattro soldi con il personale dell’ospedale di Codogno per avere infranto – sostiene Conte – il protocollo. Ne è emersa all’estero la fotografia di una nazione allo sbando, senza una gestione effettiva della crisi e con il classico rimpallo italiota delle responsabilità tra livelli amministrativi.

Adesso che diversi governi hanno sconsigliato ai propri cittadini di recarsi in Italia e che ai nostri connazionali vengono chiuse in faccia le frontiere di alcuni stati, come l’isola Mauritius, la vicenda è diventata imbarazzante e seria.

Governo e maggioranza paralizzati

L’appello all’unità nazionale lanciato dal premier è stato raccolto da Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, molto meno o per nulla da Matteo Salvini, che solo mercoledì ha inviato una lettera a Conte con le proposte della Lega per la gestione dell’emergenza e che, però, ieri è salito al Quirinale per parlare con Mattarella, probabilmente anche sullo scenario del dopo Conte. Ad ogni modo, il danno è fatto e per un’economia già in contrazione prima ancora che esplodesse la pandemia cinese, le conseguenze non saranno indolori, sul fronte anche di quei conti pubblici mai davvero risanati e sui quali di anno in anno vengono rinviate le scelte per non indispettire gli elettori. L’unica misura di cui si è occupato il Parlamento in questi giorni è stata sulla riforma della prescrizione, una legge molto divisiva e di cui si sarebbe dovuto fare a meno in una fase in cui servirebbe la massima unità d’intenti tra le forze politiche.

L’inadeguatezza di Conte, che semmai ha l’unico merito di avere accentrato su di sé la comunicazione del governo per sottrarla a ministri probabilmente da lui stessi considerati non all’altezza, stavolta non è passata inosservata agli occhi del capo dello stato, il quale scruterebbe la possibile esistenza di margini per un cambio di governo con la nascita di un esecutivo di larghe intese. Al di là del Coronavirus, l’agenda politica è ferma da due mesi, cioè dall’approvazione della legge di Bilancio. Dopo Natale, Conte e i suoi ministri sono fermi, la maggioranza paralizzata e se prima si guardava all’esito delle elezioni regionali in Emilia-Romagna per tracciare una linea e ripartire, adesso non si capisce più nemmeno quali siano i tempi per una svolta nell’uno o nell’altro senso.

Matteo Renzi scalpita per mandare a casa Conte e forse per sostituirlo con un premier più accomodante verso le sue posizioni, mentre Salvini lavora per andare ad elezioni anticipate, anche passando da un governissimo di durata breve e certa, se necessario, il tempo per riformare la legge elettorale. Ma senza Mattarella è come fare i conti senza l’oste. La novità di questi giorni è che per la prima volta dalla nascita del governo giallo-rosso, il presidente non guarderebbe più a Conte come un garante di equilibrio e stabilità, avendo dimostrato anche (ma non solo) con il caso Coronavirus di non essere meritevole di tanta fiducia.

Crisi di governo, così Renzi si è cacciato in un vicolo cieco: farà cadere Conte?

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