“Non ci saranno tagli allo stato sociale”. E’ l’ultima promessa del cancelliere Olaf Scholz, che nei sondaggi aggiorna i nuovi minimi storici. Oltre la metà dei tedeschi vorrebbe le elezioni anticipate accorpate a quelle europee. La scadenza naturale di questa sciagurata legislatura cade nell’autunno del 2025. Ma la Germania è in crisi profonda e niente di meno che sul bilancio. Era stato il suo punto di forza nella lunga era Merkel. Adesso, Berlino sta diventando lo zimbello dell’Europa.

Umiliante esercizio provvisorio senza nuovo bilancio in Germania

A novembre la Corte Costituzionale ha bocciato l’espediente del governo federale, che aveva spostato 60 miliardi di euro di fondi contro la pandemia rimasti inutilizzati per finanziare la transizione energetica.

In tutto, però, i giudici di Karlsruhe hanno dichiarato contrari alla Carta ben 29 veicoli speciali dotati di 869 miliardi. Spese pluriennali che dovranno essere caricati sul bilancio ufficiale.

Dopo la sentenza, il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha “congelato” tutte le spese fino alla fine dell’anno, salvo quelle relative alla difesa e al Parlamento. Non basta. Restano da coprire 17 miliardi e i tre partiti della maggioranza “semaforo” non trovano un accordo su dove tagliare. Nei giorni scorsi, la notizia choc per un paese come la Germania: il Bundestag non sarà in grado di approvare il nuovo bilancio entro la fine dell’anno. Dunque, il 2024 inizierà in esercizio provvisorio. Significa che le spese autorizzate saranno solamente quelle essenziali. In Italia, quando ciò in passato avveniva quasi regolarmente, si andava in dodicesimi (ogni mese si poteva spendere un dodicesimo dell’anno precedente).

Maggioranza “semaforo” in cerca di accordo

Da oggi le trattative per trovare un’intesa ripartono. Le posizioni tra Partito Socialdemocratico, Verdi e Liberali restano distanti. I primi cercano di mediare tra i due partner. Gli ambientalisti invocano “flessibilità” (esatto, quella che l’Italia invoca in Europa) per evitare che la Germania resti indietro nella transizione energetica.

In effetti, colossi come Intel avevano ricevuto la promessa di aiuti di stato per aprire nuovi stabilimenti nel paese. Adesso, non sono più certi di riceverli e per questo potrebbero fuggire all’estero.

E poi c’è la FDP di Lindner. Duri e puri sui conti pubblici, ma colti con le mani nella marmellata. Hanno truccato il bilancio federale con espedienti rimproverati negli anni passati a paesi come la Grecia. Una pena del contrappasso dantesca. Fosse per il ministro delle Finanze, si dovrebbero tagliare anche le spese di natura assistenziale. Il suo partito chiede una riforma in tal senso, anatema per SPD e Verdi. Insomma, i tre stanno insieme non si sa bene per cosa e sarà dura arrivare a fine legislatura in queste condizioni.

Economia tedesca giù

Le condizioni dell’economia tedesca sono pessime. Il Pmi manifatturiero è sotto 50 punti da oltre un anno e mezzo, la soglia che segnala lo spartiacque tra recessione e crescita dell’attività. Il Pmi dei servizi è anch’esso sotto 50 punti e il PIL nel terzo trimestre è sceso dello 0,1% dopo essere cresciuto altrettanto nel secondo e rimasto invariato nel primo. La Germania sarà l’unica grande economia nel mondo quest’anno a registrare una crescita negativa. Ce ne sarebbe per andare ad elezioni anticipate, ma sciogliere il Bundestag non è cosa facile a Berlino. Serve una sfiducia esplicita della maggioranza e l’assenza di un’alternativa.

Volano i consensi per la destra “neonazista”

C’è, soprattutto, un altro grosso problema. Si chiama AfD, una sigla che sta per Alternativa per la Germania. E’ un partito della destra conservatrice, che tutti gli altri accusano di essere “neonazista”. Nei sondaggi è volato sopra il 20% e superato solo dalla CDU-CSU, anch’essa all’opposizione dopo sedici anni. Se si tornasse al voto oggi, non solo non ci sarebbe alcun governo stabile, ma il rischio per l’establishment politico consisterebbe nell’offrire all’AfD il ruolo di “kingmaker” nel prossimo Parlamento, sebbene nessun partito abbia finora aperto all’ipotesi di governarci insieme.

La crisi economica e politica è così grave, che la Germania è costretta a sfogare le sue frustrazioni all’esterno. Lindner rischia di non riuscire a tornare in Parlamento alle prossime elezioni, stando sempre ai sondaggi. Ed ecco che indurisce le posizioni sul Patto di stabilità per mostrarsi rassicurante al proprio elettorato. Ci vuole una certa faccia per fare le pulci ai bilanci degli altri, quando i tuoi stessi giudici costituzionali hanno giudicato truccati i tuoi conti pubblici. D’altra parte non esiste agenzia di rating a minacciare alcunché, né i mercati hanno segnalato nervosismo. La Germania resta la Germania, ma fino a quando?

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