Si terrà a Borgo Egnazia tra il 13 e il 15 giugno dell’anno prossimo il vertice del G7. La cornice è splendida, perché la masseria in cui i grandi della Terra si riuniranno giace tra alberi di ulivo e pietra bianca, già frequentazioni di numerosi vip negli ultimi anni. La località si trova nel Comune di Fasano, in provincia di Brindisi. La stessa premier Giorgia Meloni vi ha trascorso qualche fine settimana spensierato con l’ex compagno e la figlia prima della clamorosa separazione di ottobre.

Una campagna pubblicitaria gratis e in diretta mondiale per la Puglia, che cercherà così di reagire all’eccesso di critiche e al calo dei turisti per il caroprezzi della scorsa estate.

A Borgo Egnazia settima volta per Italia

Il G7 è un vertice che riunisce i capi di stato e di governo di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Giappone. Si tratta delle sette economie più industrializzate del mondo, almeno quando nacque l’iniziativa su spinta della Francia negli anni Settanta. Per alcuni anni il format aveva compreso la Russia, espulsa dal club dopo l’invasione della Crimea nel 2014.

L’Italia ospiterà la manifestazione per la settima volta. Silvio Berlusconi è stato l’unico padrone di casa ad avere organizzato il G7/G8 per ben tre volte: nel 1994, nel 2001 e nel 2009. Ci si interroga da molto tempo, però, sull’effettiva incisività del vertice in un mondo che non è più quello del 1975, quando si tenne il primo vertice internazionale voluto dal presidente francese Valery Giscard d’Estaing. La verità è che il G7 resta, comunque, il club delle democrazie ricche del pianeta. Ciò detto, il rischio di farne parte senza contare nulla esiste.

Craxi pretese e ottenne pari dignità

E per questo sarà preziosa anche per Meloni la lezione impartita agli alleati dall’allora premier Bettino Craxi.

Era la primavera del 1986 e il G7 si teneva a Tokyo, Giappone. Il consesso internazionale di fatto ratificava allora tutte le decisioni adottate dal cosiddetto G5, l’insieme dei ministri delle Finanze dei sette grandi, ad esclusione di Italia e Canada. L’anno precedente, proprio il G5 siglava a New York il cosiddetto Accordo di Plaza per indebolire il dollaro in modo concordato. L’Italia non ebbe modo di dire la sua. A Tokyo Craxi arrivava con alle spalle la crisi di Sigonella, che aveva acceso le tensioni con l’amministrazione Reagan.

Purtuttavia, il premier italiano non ci stava a sedere ad un tavolo da alleato minore. Chiese al segretario al Tesoro, James Baker, di trasferire in capo al G7 i poteri del G5. Malgrado le resistenze degli alleati europei, ottenne quanto desiderato. Da allora, i vertici del G7 vedono i partecipanti avere tutti pari dignità e decidere insieme sulle eventuali misure da adottare. L’Italia di Craxi dimostrava che si poteva e doveva essere europeisti e atlantisti senza per ciò stesso diventare remissivi. Peccato che questa lezione sia rimasta disattesa quando c’è stato di costruire l’Unione Europea. L’Italia ha inteso successivamente rimettersi alle decisioni dell’asse franco-tedesco senza pretendere di dire la sua.

G7 in piena crisi geopolitica

A Borgo Egnazia il G7 servirà a fare il punto sulla crisi geopolitica che sta travolgendo Europa e Occidente. Probabile che per allora la guerra tra Russia e Ucraina e quella tra Israele e Hamas dall’altro proseguano. Da padrone di casa, l’Italia dovrà poter dire la sua senza timori reverenziali verso nessuno. E’ la governance europea a mostrarsi inadeguata ai tempi, così come i rapporti tra alleati non sempre viaggiano sui binari della pari dignità reclamata e ottenuta da Craxi quasi quattro decenni fa. Certo, i formalismi non sono sufficienti a garantirla; bisogna anche esercitare i poteri a cui si ha diritto.

Compresi quelli di veto, che a Bruxelles costringerebbero qualche governo a rivedere il modo di approcciarsi al nostro Paese.

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