L’economia nell’Area Euro non riparte e il rischio che vada verso la recessione aumenta dopo i dati di giugno sul PMI. Gli indici sono risultati quasi tutti al di sotto delle aspettative per le principali economie. Nel dettaglio, la stima flash per il manifatturiero in Germania è stata di 41 punti, in Francia di 45,5 e nell’intera area di 43,6. Valori sotto 50 segnalano contrazione dell’attività. Per quanto riguarda i servizi, 54,1 punti in Germania, 48 in Francia e 52,4 nell’Area Euro. L’indice composite si attesta così rispettivamente a 53,9, 50,8 e 50,3 punti.

Non solo si osserva un suo calo generale, ma siamo su valori vicini alla soglia dei 50 punti, segno che l’economia nell’unione monetaria stia crescendo pochissimo o affatto. Insomma, nel migliore dei casi saremmo in stagnazione.

Crisi lambisce servizi

Se fino ad ora era stata la manifattura a tradire le attese, adesso iniziano a ripiegare i servizi. In Francia, ad esempio, segnalano già un’attività in calo. E questo è sintomatico di quanto stia avvenendo nell’area. Praticamente, dallo scorso anno le imprese sono sotto stress per via del boom dei costi dell’energia. Ciò ha portato a fermi delle attività produttive e a riduzioni della stessa domanda. I servizi continuavano a beneficiare, invece, dell’eliminazione delle restrizioni anti-Covid. Il terziario era stato particolarmente colpito durante la pandemia. I “lockdown” impedivano alle persone di uscire, viaggiare, divertirsi. C’era stato un forte rimbalzo già dalla fine del 2021.

Il fatto che i servizi rallentino la corsa o persino entrino in recessione spiega che l’inflazione stia dispiegando i suoi effetti anche verso tutte le altre attività economiche all’infuori dell’industria. Del resto, basti andare al ristorante o prendere un aereo per capire che i prezzi sono esplosi e gli stipendi non tengono il passo. Il resto lo starebbe facendo l’aumento dei tassi d’interesse, che colpisce la domanda di mutui e prestiti da un lato e incentiva al risparmio delle famiglie dall’altro.

Rischio recessione tra più tassi o più inflazione

La Banca Centrale Europea (BCE) si trova dinnanzi a un bel dilemma: porre fine alla stretta e rischiare di rinfocolare l’inflazione o procedere e finire con il provocare una recessione economica? I tassi fanno certamente male al PIL, ma curano il male dell’inflazione, che a sua volta è persino più dannoso. Maggiore la sua durata ai livelli fuori controllo di questi mesi e maggiore sarà il potere di acquisto perduto delle famiglie con inevitabile impatto negativo sui consumi.

Gli analisti stimano che il PIL francese nel secondo trimestre scenda dello 0,5%. Sarebbe la seconda grande economia dell’area a dirigersi in recessione dopo la Germania. Il PIL tedesco si è contratto per due trimestri consecutivi, segnando -0,5% tra ottobre e dicembre dello scorso anno e -0,3% tra gennaio e marzo di quest’anno. Vedremo come andrà in Italia, dove tutti gli organismi internazionali e nazionali hanno migliorato le loro previsioni di crescita per quest’anno. Il nostro PIL dovrebbe aumentare di oltre l’1% nel 2023. Ma alla luce dell’andamento negativo nel resto d’Europa, salgono le probabilità di sorprese negative. La produzione industriale in aprile registrava già un tonfo. Resta l’ottimismo per i servizi, trainati dal boom del turismo in corso. Basterà per evitare di seguire le sorti franco-tedesche?

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