“Chist’è ò paese d’ò sole, chist’è ò paese d’ò mare” scrisse Vincenzo D’Annibale quasi cento anni fa. Il legislatore italiano ha pensato bene di consentire anche a chi non ha la fortuna di essere un nostro connazionale di godere di tali meraviglie offerte dallo Stivale. Perché non dare la possibilità anche a chi proviene da luoghi ombrosi e freddi di avere sole, cuore e amore “low cost”? Fu su queste premesse che il primo governo di Giuseppe Conte, retto da Movimento 5 Stelle e Lega, con la legge di Bilancio 2019 introdusse la cosiddetta “flat tax” per i pensionati stranieri.

In cosa consiste il beneficio fiscale

No, ad essere onesti il buon cuore del governo c’entrò poco. Negli ultimi anni, vuoi per uscire dalla crisi economica e vuoi anche per ripopolare territori altrimenti sempre più deserti, si sono moltiplicati i paesi europei (e non) ad avere varato nei rispetti ordinamenti fiscali misure atte ad attirare cittadini dall’estero, meglio se facoltosi. Il caso più interessante da questo punto di vista è stato il Portogallo, che esentando dal pagamento delle tasse per dieci anni i pensionati stranieri è riuscito ad attirarne decine di migliaia. Molti si sono trasferiti nella regione meridionale dell’Algarve, ma non mancano i trasferimenti in città come Lisbona e Porto. Tra questi, boom di presenze tra i pensionati italiani.

Il successo lusitano è stato notato da altre nazioni del Mediterraneo come Italia e Grecia. E fu così che nel 2019 entrò in vigore la “flat tax” tricolore per i pensionati stranieri. In cosa consiste? I titolari di redditi da pensione estera e residenti fuori dal territorio nazionale nei cinque anni precedenti alla richiesta possono optare per sottoporre tali redditi ad un’aliquota del 7% per cinque periodi d’imposta. Dovranno, tuttavia, trasferire la residenza nel nostro Paese, ma solo in una regione del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna).

E solamente in un Comune fino a 20.000 abitanti.

Scarsi numeri per lo stato italiano

Questa misura avrebbe dovuto fare il verso a quella del Portogallo, ma si è rivelata un flop. Nel 2021, secondo quanto riporta Il Messaggero, risultavano beneficiare della “flat tax” solamente 268 pensionati stranieri per un gettito complessivo di 1,2 milioni di euro. I criteri sono stati nel frattempo un po’ ammorbiditi, rientrando tra i comuni in cui ci si può trasferire anche quelli colpiti dal sisma del 2016. In più, il beneficio raddoppia fino a dieci anni. E l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che possono beneficiare della “flat tax” anche i pensionati titolari di pensione INPS, in relazione ad un eventuale altro assegno erogato da un ente previdenziale straniero.

E dire che questa iniziativa non solo puntava a fare concorrenza a Portogallo e Tunisia, principalmente. Essa mirava ad agevolare il rientro di molti connazionali andati a lavorare all’estero, i quali durante la vecchiaia avrebbero così potuto godere della loro terra di origine. A cosa si deve il flop? Per prima cosa, si riscontra una scarsissima conoscenza persino in Italia stessa del beneficio fiscale. Al contrario, un po’ tutti sono al corrente di iniziative simili adottate dal Portogallo e, più di recente, dalla Grecia.

Ragioni del flop della flat tax per pensionati stranieri

Ma non nascondiamoci dietro un dito. Esistono criticità sulle quali non sottacere. Di certo, non ha aiutato il fatto che nei due anni successivi al 2019 vi fu la pandemia. Tra restrizioni ai movimenti e paura, specie tra gli anziani, in pochi avranno anche solo valutato di trasferirsi all’estero. Dopodiché, il fatto che il beneficio valga solo per le regioni meridionali è stato un grosso limite. Sarà pur vero che la stragrande maggioranza dei pensionati italiani all’estero provenga proprio dal Sud Italia.

Così come che molti pensionati tedeschi, inglesi, ecc., amerebbero trascorrere la maggior parte dell’anno in zone come Taormina, presso la Costa Smeralda o il Golfo di Napoli. Ma evidentemente i grandi numeri raccontano un’altra storia.

Anche perché la limitazione ai piccoli comuni rende ancora più faticosa la scelta dei pensionati stranieri. Per beneficiare della “flat tax” è possibile che debbano allontanarsi dalle aree turistiche ambite, magari rintanandosi in piccole realtà montane. Non tutti apprezzano. Il target a cui fa riferimento la legge non è per ovvie ragioni molto dinamico. Ha bisogno di risiedere in luoghi non sperduti per il possibile bisogno di assistenza. Inoltre, i piccoli centri sono serviti spesso peggio. E al Sud i servizi pubblici, in generale, sono carenti. Prima di partire all’avventura, volete che i pensionati stranieri perlomeno non s’informino sulle condizioni della sanità del luogo prescelto?

Cosa leggerebbero scorrendo i dati sui livelli assistenziali nelle regioni del Mezzogiorno? O su carenza di infrastrutture, sporcizia delle città, scarsa cura del verde pubblico e assenza di collegamenti veloci? Per non parlare del pregiudizio ancora diffuso all’estero, in base al quale le regioni del Sud Italia sarebbero invase dalla criminalità e, quindi, pericolose per l’incolumità personale. Salvo eccezioni, è vero il contrario. In sostanza, la “flat tax” all’italiana ha dimostrato che non basta ideare e attuare una buona legge per incassarne i risultati. Bisogna saperla confezionare e propagandarla bene. E questo non è avvenuto, complice anche la pandemia. Soprattutto, una cosa è che i turisti apprezzino il sole e il mare dell’intero Stivale, un’altra che vogliano effettivamente venirci ad abitare per almeno sei mesi all’anno. Ennesima dimostrazione che il Meridione, così com’è, resta poco attrattivo. Non solo per chi deve investire.

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