“Agosto, moglie mia non ti conosco”. Quello che inizia oggi è il mese più vacanziero dell’anno. L’Italia quasi si ferma per dedicarsi al relax. Si fa per dire. Tra partenze col bollino rosso e il tutto esaurito per alberghi, lidi, bar e ristoranti, lo stress a fine mese rischia di essere ancora più elevato. Ma le ferie di agosto sono state un’istituzione italiana dal Secondo Dopoguerra. Se ne ha contezza quando si va all’estero e si nota che, a differenza dell’Italia, altrove la vita prosegue, anche dal punto di vista lavorativo.

Da noi uffici, fabbriche e negozi il più delle volte chiudono.

L’Italia è ai vertici della classifica europea per numero di ferie pagate durante l’anno: 32 in tutto, comprese 10 festività nazionali. In pratica, abbiamo la media di 2 giorni e tre quarti al mese retribuito. E’ abitudine dei lavoratori italiani concentrare le ferie in agosto, mese in cui la gran parte desidera astenersi dal lavoro per non restare in città spettrali mentre tutti i colleghi e gli amici si trovano in vacanza al mare o in montagna, in Italia o all’estero.

Rivoluzione lavoro con smart working

Tuttavia, le ferie di agosto potrebbero iniziare a diventare un felice ricordo. Il salto di qualità è stato compiuto con la pandemia. Le restrizioni anti-Covid costrinsero fino a 7 milioni di lavoratori allo “smart working”. Trattasi di una pratica di svolgimento del lavoro diffusa da molti anni, ma che nel mondo non aveva attecchito a causa di pregiudizi e scarsa conoscenza del fenomeno. Lo smart working non è semplicemente il telelavoro, bensì il lavoro flessibile da remoto. Non tutte le mansioni si prestano. Basti pensare a quelle manuali. Resta il fatto che con la pandemia abbiamo scoperto che ciò che pensavamo dover svolgere necessariamente in azienda, possiamo farlo a distanza.

Lo smart working sta rivoluzionando il modo di concepire il lavoro.

Non c’è più una ferrea attinenza all’orario di ingresso e uscita. Molte imprese oramai prediligono la commisurazione dei risultati, anziché mettersi a controllare maniacalmente le ore lavorate di ciascun dipendente. Ovviamente, questo non può in alcun modo avallare alcun lassismo. Il caso Velvet Media conferma che restino necessari controlli e un rapporto di fiducia tra impresa e dipendenti. L’alternativa sono il caos e il fallimento.

Rigidità normative rimangono

Grazie allo smart working anche la concezione delle ferie sta progredendo. Il lavoratore tende sempre più a un equilibrio tra lavoro e tempo libero, entrambi dosati nell’arco della settimana e del mese. In sostanza, basta con le ferie concentrate in agosto per poi lavorare quasi senza interruzione nel resto dell’anno. Si va verso un modello caratterizzato da vacanze più frequenti e ciascuna di pochi giorni lungo i dodici mesi. In prospettiva, già entro pochi anni potremmo assistere a un agosto meno vacanziero e più regolare. Le città resteranno relativamente vive, anziché trasformarsi in aree spopolate.

Tra i giovanissimi questo trend è già probabilmente più in voga di quanto pensiamo e induce lo stesso legislatore a rivedere certe regole apparentemente inamovibili. Ad esempio, siamo così sicuri che le scuole debbano restare chiuse per tre mesi ininterrotti all’anno? Non sarebbe più opportuno distribuire meglio le ferie tra gli studenti? Il problema resta certamente climatico. Chi vorrebbe e potrebbe studiare in aule che diventerebbero forni? Ciò non toglie che la riflessione vada compiuta, magari puntando a migliorare gli edifici anche dal punto di vista dell’isolamento termico.

Su ferie agosto pesano cambiamenti climatici

Proprio i cambiamenti climatici saranno in misura crescente alla base del mutamento delle preferenze. Quest’estate è stata ad oggi caratterizzata da fenomeni estremi nel mese di luglio, con temperature record nel Mediterraneo.

Dall’estero sono fioccate parecchie disdette di prenotazioni nel Sud Italia. I turisti saranno sempre meno invogliati a concentrare le loro vacanze nel periodo clou estivo, volendo evitare il caldo e l’afa. Le ferie ad agosto non sembreranno più un’idea così felice. Oltre ad essere trafficate, le strade italiane rischiano di diventare sempre più infernali per la canicola. Meglio sarà spostare a settembre o anticipare a giugno/inizio luglio le partenze.

Insomma, agosto tra non molti anni sarà forse molto diverso da come ce lo siamo goduti sinora. E questo non è in sé né un male, né un bene. Il settore turistico sarà tenuto a ripensarsi e non tra qualche anno, bensì tra qualche mese. Finita l’alta stagione, il comparto dovrà riflettere se abbia ancora senso puntare su un 2024 che rischia di replicare certe negatività di questi ultimissimi anni. Abbiamo la fortuna come Italia di godere di bel tempo per gran parte dell’anno, per cui il problema di puntare un po’ meno su luglio/agosto non dovrebbe proprio esistere. E’ un cambio epocale di abitudini, che si scontra già con alcune rigidità mentali. Vi abbiamo riportato l’esempio delle scuole, possiamo aggiungere le concessioni balneari previste perlopiù per i soli tre mesi estivi, quando al Sud sarebbe possibile il più delle volte iniziare ad andare al mare già a maggio. C’è tanta strada da fare, ma il cambiamento è già iniziato.

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