I numeri pubblicati da Itinerari Previdenziali sul gettito fiscale hanno destato scalpore e riacceso il dibattito pubblico attorno al tema dell’evasione fiscale. Solamente il 13% dei contribuenti italiani dichiara redditi lordi pari o superiori a 35.000 euro e finisce per pagare il 60% dell’Irpef. Anche sul piano territoriale sono emerse grosse storture, con la sola Lombardia a versare più tasse di tutto il Meridione e anche dell’intero Centro. Sono circa 40 miliardi di euro pagati ogni anno dai cittadini lombardi, qualcosa come 4.000 euro per abitante.

Il Nord nel suo complesso incide per il 57% del gettito Irpef.

Tra gli altri dati salienti, solo lo 0,12% dichiara almeno 300.000 euro e il 42% non dichiara proprio alcun reddito. Che in Italia vi sia un problema di evasione fiscale lo sanno anche i bambini. Basterebbe leggere le dichiarazioni ci certe categorie per saltare dalla sedia. I tassisti denunciano redditi medi intorno ai 15-20.000 euro, a seconda della città in cui operano, quando acquistano una licenza anche per 150.000 o più. Insomma, ci sono milioni di italiani che barano e il Fisco non sembra mai seriamente in grado di accertare e riscuotere il dovuto.

Evasione fiscale non specificità italiana

Ma c’è un’eccezione negativa dell’Italia su questo tema? Il Prof Carlo Cottarelli ha cercato di rispondere nel corso di una trasmissione su La7 alla quale era collegato da casa. L’uomo è stato un dirigente del Fondo Monetario Internazionale, già commissario alla “spending review” nominato dall’allora governo Letta nel 2013 e incarico da cui si dimise qualche anno più tardi in polemica con il governo Renzi. Nel 2018 sfiorò l’ingresso a Palazzo Chigi, essendo stato incaricato dal presidente Sergio Mattarella di formare il nuovo governo. Poche ore dopo gettò la spugna per assenza di numeri.

Sempre Cottarelli nel settembre del 2022 fu candidato dal Partito Democratico al Senato nel collegio di Cremona, dove fu duramente sconfitto da Daniela Santanchè.

Tuttavia, inserito nel listino bloccato con il proporzionale, entrava ugualmente a Palazzo Madama. Si è dimesso pochi mesi fa, preferendo di tornare a fare l’economista, in polemica con la direzione che il PD ha preso con la nuova segretaria Elly Schlein. In tema di evasione fiscale ha voluto dire la sua, citando un dato del governo: tra i lavoratori autonomi vi sarebbe una propensione a non pagare le imposte dovute del 68%.

Ceto medio tartassato, spiega Cottarelli

Cottarelli sostiene di ritenere tale dato un po’ alto. Ad ogni modo, spiega che le partite iva non siano criminali, semplicemente hanno la possibilità di evadere le tasse a differenza dei lavoratori dipendenti. E spiega così il fenomeno dell’evasione fiscale particolarmente diffuso nel nostro Paese: anche negli Stati Uniti gli autonomi evaderebbero le tasse nel 57% dei casi. Non esisterebbe una specificità italiana in tal senso, solo che il numero di autonomi in Italia rapportato alla popolazione lavorativa risulta doppio rispetto a paesi come Francia e Germania.

In altre parole, secondo Cottarelli non è che noi italiani abbiamo una maggiore propensione all’evasione fiscale; semplicemente, da noi sono più numerose le categorie professionali ovunque meno fedeli al Fisco. D’altra parte lamenta che il ceto medio è finito per essere tartassato. “Se aumenti le tasse sui redditi alti, scappano tutti a Montecarlo; se li aumenti sui redditi bassi, non è giusto”. Per questo a restare fregati sono i redditi medi, cioè l’ossatura del sistema produttivo e dei consumi nazionali.

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