Le nozze tra Ita e Lufthansa dovranno essere rinviate. Anche se i pretendenti ne erano consapevoli, la notizia è stata accolta con una certa irritazione. La Commissione europea si riserva fino a 90 giorni lavorativi per valutare la fusione tra le due compagnie aeree. Il via libera potrebbe arrivare fino al 6 giugno prossimo. Ovviamente, potrebbe anche esservi una bocciatura, ipotesi che per adesso nessuno prende davvero in considerazione. Bruxelles ha ritenuto insufficienti le risposte fornite dal vettore tedesco. I fari si sono accesi, anzitutto, sullo scalo di Milano Linate, dove Ita arriverebbe a detenere il 60% degli slot.

Lufthansa si è impegnata a cederne alcuni per non ritrovarsi in una posizione dominante.

Rischi per la concorrenza da nozze tra Ita e Lufthansa

Ma ci sono altre rotte ad impensierire la Commissione, che teme una restrizione della concorrenza con effetti al rialzo sui prezzi. Tra Italia ed Europa centrale, visto che del Gruppo Lufthansa fanno parte anche Brussels Airlines, Swiss Air, Austrian Airlines ed Eurowings. E problemi sorgerebbero anche verso Canada e Stati Uniti, date le joint venture con United Airlines ed Air Canada. Verso Giappone e India, poi, verrebbe meno la concorrenza che finora esiste sui voli diretti tra i due vettori che si fonderebbero.

Stagione estiva senza vettore unico

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha precisato che la richiesta europea di ulteriori informazioni non ferma la fusione. Allo stesso tempo, ha invitato a guardare alla stagione estiva. Sì, perché la prima conseguenza pratica di questo rinvio è che per l’alta stagione le due compagnie non potranno ancora operare come unico vettore, dovendo rimandare l’avvio del piano industriale. Ricordiamo che Lufthansa intende entrare nel capitale di Ita al 41% con un aumento di 325 milioni di euro.

Ad opporsi alla fusione, sollecitando la Commissione ad approfondire l’indagine, sono Air France-Klm da una parte e le compagnie low-cost dall’altra.

E non sfuggirà ai più che la mancata benedizione per il momento delle nozze tra Ita e Lufthansa sembri essere un dispetto a tutti gli effetti di Bruxelles nei confronti dell’Italia, rea di avere seppellito la riforma del Mes con la mancata ratifica del Parlamento di Roma. Tuttavia, stavolta Germania e Francia risultano schierati su fronti opposti. Berlino sostiene chiaramente la fusione, Parigi la contrasta.

Vestager strizza l’occhio a Macron

Non sono i primi dissidi nell’asse franco-tedesco sempre più fragile. Il presidente francese Emmanuel Macron ha il vizio di atteggiarsi a “galletto” in Europa e questo indispettisce sempre più l’alleato. E guarda caso, a capo della Concorrenza, cioè colei che ha rinviato il via libera per la fusione, c’è una tale Margrethe Vestager, già tristemente nota in Italia con la vicenda della crisi bancaria del 2015-’16. L’occhialuta politica danese può essere l’asso nella manica di Macron per spiazzare la Germania nel caso in cui l’uscente Ursula von der Leyen non disponesse della maggioranza al Parlamento di Strasburgo dopo le elezioni europee di giugno.

In pratica, Vestager strizzerebbe l’occhio ai francesi sulla prospettiva di essere scelta dall’Eliseo per diventare il prossimo presidente della Commissione. Ambizioni sulla pelle di Ita e che contrastano con gli interessi industriali tedeschi nello specifico. L’Italia può approfittarne, tuttavia, per incunearsi tra le differenze di vedute interne all’asse franco-tedesco. Può fare fronte comune con Berlino per abbassare le ali a Parigi e massimizzare il risultato in suo favore dopo il voto.

Ita-Lufthansa partita anche politica

Che il governo Meloni voglia appoggiare la candidatura di Mario Draghi a presidente del Consiglio UE e/o che voglia anche far parte della prossima maggioranza nell’Europarlamento, l’importante sarà trovare alleati affidabili nel Partito Popolare Europeo, la formazione di opposizione in Germania con il vento in poppa nei sondaggi.

Al contrario, Macron è il principale leader dei liberali, indispensabili per un’eventuale governo comunitario di centro-destra, ma con molte resistenze nei confronti del governo italiano. E, soprattutto, l’Eliseo non si è rivelato un alleato sul quale riporre fiducia. Basti pensare a come abbia gestito in solitaria le battute finali sull’accordo per il nuovo Patto di stabilità.

Infine, non c’è solo Ita-Lufthansa a tenere Roma distante da Parigi. Ci sono altre partite “calde” come Telecom, dove la transalpina Vivendi continua a fare ostruzionismo alla cessione della rete. C’è Generali che fa gola alla finanza d’Oltralpe e che l’Italia cerca da tempo di fermare alla frontiera. Anche per questo la premier Giorgia Meloni non sembra più così interessata a corteggiare il “galletto”, convinta che meglio sarebbe, a questo punto, cercare di trattare senza mediazioni con la Germania, magari ingolosendola con qualche pietanza appetibile.

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