Christian Eriksen è salvo per miracolo. Grazie al pronto intervento dei suoi compagni di squadra, che gli hanno praticato un immediato massaggio cardiaco, la vita del 29-enne è stata risparmiata da un infarto altrimenti fatale durante il match tra Danimarca e Svezia a Euro 2020. E questa è per il momento la notizia più importante che ci sta a cuore. Ma sul suo futuro professionale non esistono certezze. I medici gli hanno impiantato un defibrillatore cardiaco e nessuno è davvero in grado di affermare se il danese possa proseguire la sua carriera calcistica.

L’Inter è corsa subito ai ripari, ingaggiando il turco Hakan Calhanoglu per sopperire a un’assenza al centrocampo di Eriksen, che si prevede lunga e chissà se definitiva. Spostando la discussione sul piano crudo dei bilanci, la società nerazzurra rischia di subire un duro colpo finanziario dal caso. L’approdo del danese a Milano avvenne nel gennaio 2020. L’ingaggio di 27,6 milioni di euro fino al 30 giugno 2024 fu, tutto sommato, contenuto. A questo si aggiunse uno stipendio netto annuo di 7,5 milioni.

Eriksen sui conti dell’Inter

A meno di un anno e mezzo dalla firma del contratto, Eriksen pesa sul bilancio dell’Inter per circa 18 milioni di euro. A tanto ammonta il cartellino ancora da ammortizzare. Secondo Transfermarkt, però, il suo valore di mercato prima dell’infarto era di 40 milioni. In sostanza, se Zhang avesse voluto venderlo, avrebbe potuto realizzare una plusvalenza teorica finanche superiore ai 20 milioni. Ma dopo il brutto episodio di pochi giorni fa, il valore di mercato del danese è certamente crollato. Purtroppo, le società disposte a ingaggiare un calciatore colpito da infarto sarebbero poche e indisponibili a corrispondere cifre considerevoli.

Tuttavia, l’Inter avrebbe dalla sua una copertura assicurativa. Lo riporta il quotidiano Calcio e Finanza, secondo cui il “FIFA Club Protection Programme 2019-2022” prevede un indennizzo a favore delle società.

il cui giocatore sia stato rimasto vittima di infortunio disputando una partita della nazionale. Nel caso in cui ciò costringesse a uno stop superiore ai 28 giorni, scatterebbe un indennizzo fino a 20.548 euro al giorno, pari a un massimo di 7,5 milioni di euro all’anno. Considerando che lo stipendio lordo sia di 9,8 milioni annui, almeno l’Inter riuscirebbe a coprirne la gran parte.

E qualche problema si apre anche sull’ingaggio. Eriksen ha beneficiato di una norma del Decreto Crescita, in base alla quale un lavoratore assunto da un’impresa italiana e che avesse lavorato nei precedenti due anni all’estero, paga l’IRPEF su metà dello stipendio. Il risparmio è stimabile in circa 3,5 milioni a stagione per il danese. Ma a una condizione: che trasferisca la residenza fiscale sul territorio nazionale per almeno due anni. Se Eriksen decidesse di lasciare l’Inter già adesso o se la società trovasse un modo per rescindere il contratto, dovrebbe restituire i benefici fiscali sinora ottenuti e stimabili in oltre 5 milioni. Per questo, difficilmente il centrocampista lascerà Milano prima del gennaio dell’anno prossimo. A quella data, finirebbe il biennio minimo previsto dalla legge e sarebbe libero di andare senza alcuna penalità.

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