Il vice-governatore della BCE, lo spagnolo Luis de Guindos, ha dichiarato lunedì che l’istituto si tiene pronto a reagire all’emergenza Coronavirus, il cui impatto sull’economia nell’Eurozona rischia di essere pesante, anche ricorrendo all’acquisto di maggiori assets. Stessa posizione del francese François Villeroy de Galhau, che nota come vi siano a disposizione gli strumenti per intervenire, pur rimarcando come il collega che “al momento” non sembra ancora il caso. Nei giorni precedenti, il tedesco Jens Weidmann aveva avvertito sugli effetti collaterali dei tassi negativi e allontanato la necessità per l’Eurotower di potenziare gli stimoli monetari.

Alla BCE non si esclude una riunione d’emergenza per tagliare i tassi

Al board di marzo, molto improbabile che Christine Lagarde riesca o anche solo voglia rivedere le misure già varate nei mesi scorsi dal suo predecessore. Né dovrebbe accadere a fine aprile, in quanto Francoforte è solita prima osservare i dati macro per decidere di conseguenza. E prima di maggio, non si avrà un quadro chiaro su cosa stia accadendo in questo primo trimestre del 2020. A giugno, il board avrebbe tutte le informazioni sufficienti per prendere una decisione. Il taglio dei tassi resta l’opzione più scontata dal mercato, così come è possibile che il “quantitative easing” da 20 miliardi al mese venga rafforzato.

Tuttavia, la cassetta degli attrezzi della BCE non solo è quasi vuota, ma gli stessi attrezzi non funzionano come prima. Anzitutto, già hanno dato quel che potevano. I rendimenti obbligazionari, sia corporate che sovrani, sono già molto, molto bassi, negativi fino alle scadenze medio-lunghe nel caso dei titoli di stato. Davvero possiamo pensare che aumentare gli acquisti di bond favorisca la ripresa dell’inflazione e dell’economia e non l’esplosione della gigantesca bolla finanziaria? Secondariamente, almeno stando alle condizioni fissate a inizio 2015, se gli acquisti fossero aumentati, da qui a pochi mesi non vi sarebbero più sufficienti Bund disponibili sul mercato secondario e, a cascata, il QE ne risulterebbe paralizzato per il vincolo del “capital key”.

Cos’altro comprerà la BCE?

Tutto può accadere, anche che la BCE rimuova quegli ostacoli regolamentari auto-imposti, che ad oggi limitano il restringimento degli spread e, soprattutto, le iniezioni di liquidità sui mercati che ne avrebbero più bisogno, come l’Italia, per quanto gli stessi BTp si mostrino ormai molto sopravvalutati. Cosa fare? Gli assets a disposizione della BCE per un possibile QE3 non si arrestano al comparto obbligazionario. Se ai tedeschi è stato fatto ingoiare anni fa il rospo amaro di una banca centrale trasformatasi in creditrice dei governi e di molte aziende europee, presto sarà compiuto un altro salto di qualità: la BCE sarà azionista, ossia proprietaria, delle aziende quotate in borsa.

E Louis Vuitton si compra Tiffany anche grazie alla BCE

Il mercato azionario è assai più liquido di quello obbligazionario e aumenterebbe di gran lunga la capacità di Francoforte di far fluire cash all’economia dell’area. Inutile sottolineare i rischi immensi di una simile mossa scellerata, come la creazione di una bolla azionaria e il fatto che la banca centrale teoricamente riuscirebbe a controllare le decisioni assunte dai board delle società partecipate, dando vita a una struttura economica nei fatti di stampo socialista. Al di là di come la pensiamo, questa sembra essere la direzione. E non sarà solo la borsa a finire nel mirino di Lagarde. Lo stesso mercato immobiliare, che nel 2008 fu l’epicentro della gravissima crisi finanziaria globale, potrebbe riscuotere simili attenzioni.

Immaginatevi se la BCE, magari un attimo dopo che lo stesso esperimento sia stato eseguito da un’altra grande banca centrale (Federal Reserve, Banca del Giappone, Banca d’Inghilterra, etc.), annunciasse che acquisterà immobili che presentino determinate caratteristiche e perlopiù in aree urbane colpite da cali preoccupanti delle quotazioni, così da costituire un “floor” per queste ultime e offrire sostegno al valore dei crediti a rischio iscritti nei bilanci bancari.

In automatico, i proprietari di case, uffici, immobili ad uso commerciale o industriale ne trarrebbero beneficio, trovando supporto dalla domanda dell’istituto, rifiutandosi di vendere a prezzi stracciati. Gli stessi potenziali acquirenti non scommetterebbero su un calo verticale dei prezzi e si affretterebbero a comprare.

Helicopter money

Pensate che sia finita con gli assets? Sin qui, abbiamo parlato di titoli finanziari e di un bene reale relativamente illiquido. Ma alla BCE da qualche anno si ragiona seriamente sull’acquisto diretto di beni dalle imprese produttrici, un intervento nell’economia reale senza più filtri e che avrebbe effetti dirompenti sulle vite di tutti noi, in qualità di consumatori, lavoratori, risparmiatori e imprenditori. Nemmeno in questo caso mancherebbero le criticità. Comprare tot tonnellate di pasta da una società piuttosto che da un’altra significherebbe premiare la prima e punire la seconda sulla base di una decisione arbitraria, finendo per fare la fortuna di alcuni lavoratori e la sfortuna di altri, un fatto inaccettabile in qualsiasi società che conservi un briciolo di cultura capitalistica.

Per questo, la BCE non correrà probabilmente ad acquistare direttamente dai magazzini delle aziende, ma farà in modo che lo facciamo noi cittadini. Come? Inviandoci il denaro necessario. E’ l’“helicopter money” di cui di discute da anni e la cui ipotesi sempre meno viene accolta da quei sorrisi iniziali di qualche tempo fa. Si creerebbe moneta dal nulla per stimolare l’inflazione e si darebbe ai 19 popoli dell’Eurozona l’illusione che finalmente Francoforte stia facendo gli interessi di tutti, ultimi compresi. Se il Coronavirus dovesse fare danni seri all’economia, sentiremo non tardi il rumore degli elicotteri nei cieli di tutta l’area.

Infine, un colpo di scena emerso ieri grazie alle agenzie stampa internazionali: la BCE studia un T-Ltro per le aziende di grandi e medie dimensioni dell’Eurozona e colpite dal Coronavirus.

In pratica, presterebbe loro denaro direttamente, senza nemmeno il bisogno di passare per le banche con finanziamenti condizionati. La misura avrebbe tutto il pretesto dell’eccezionalità, data l’emergenza, ma potete scommetterci che sarebbe destinata a divenire di applicazione generale e strutturale, un canale diretto tra banca centrale e medio-grandi imprese, spiazzando le banche verso le imprese di piccole dimensioni.

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