Ultimi giorni di campagna elettorale in Sicilia, dove domenica 5 novembre si terranno le regionali per scegliere il prossimo governatore e i 70 deputati dell’Ars. I sondaggi sono vietati da qualche settimana, ma la sensazione palpabile è che il centro-destra sia in testa e che il divario con il Movimento 5 Stelle, unico reale competitor alle urne, si starebbe allargando. E gli ultimi fuochi sono accesi dai leaders del centro-destra, che tra ieri e oggi sono scesi sull’isola per tirare la volata al loro candidato, Nello Musumeci.

Ieri, Silvio Berlusconi è stato a Palermo, dove ha parlato al teatro Politeama, attaccando il governatore uscente del centro-sinistra, Rosario Crocetta, (“vi ha derubato del vostro futuro”) e invitando i siciliani a non votare i grillini, che sarebbero “giustizialisti, pauperisti e odiano gli imprenditori e il ceto medio”. Ha formalizzato le indiscrezioni delle settimane passate, ovvero che Vittorio Sgarbi sarà tra gli assessori di Musumeci, in caso di vittoria. (Leggi anche: Elezioni regionali Sicilia, piazze piene con Grillo e su Renzi cala l’indifferenza)

Quest’oggi, l’ex premier incontrerà Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Catania, dove si terrà una manifestazione congiunta della coalizione contro lo “ius soli” e per chiedere più severità contro l’immigrazione clandestina. E il capoluogo etneo si presta benissimo a questi slogan, essendo area di approdo degli sbarchi dal Nord Africa e ospitando uno dei più grandi centri di accoglienza per clandestini, quello di Mineo.

A Catania era arrivato nei giorni scorsi pure il segretario del PD, Matteo Renzi, ma non solo la sua visita non ha lasciato il segno, anzi è stata accolta dall’indifferenza generale, un brutto segnale per il suo candidato Fabrizio Micari, che i sondaggi non ancora vietati davano in terza posizione e con appena circa il 20% dei consensi. Dopo l’addio del presidente del Senato Pietro Grasso al PD, anch’egli siciliano, sull’isola non si esclude un vento favorevole al candidato di sinistra, Claudio Fava, il quale sarebbe non troppo indietro rispetto a quello democratico.

Un risultato, se fosse confermato, che spalancherebbe le porte a scenari nazionali abbastanza inquietanti per Renzi, che adesso deve temere alla sua sinistra una leadership “mediatica” forte e in grado di rastrellare consensi persino tra gli elettori pentastellati.

Sarà centro-destra contro grillini

Chi vince in Sicilia, vincerà a Roma. Questa è la voce che spaventa Renzi, anche perché è rafforzata da decenni di prove schiaccianti. Palermo è un laboratorio politico per gli equilibri nazionali sin dal Secondo Dopoguerra e solitamente anticipa di qualche mese gli eventi che si concretizzeranno aldilà dell’isola. E se davvero il PD arrivasse in terza posizione e la contesa per la vittoria fosse tutta tra Musumeci e Giancarlo Cancelleri, quest’ultimo il candidato M5S, Renzi rischia di finire abbrustolito da qui alle politiche, gravato dall’onta di tre sconfitte brucianti in meno di un anno, dal referendum costituzionale, passando le per le elezioni amministrative della scorsa primavera.

Tornando al centro-destra, non siamo certo ai tempi del 61-0, quando nel 2001 conquistò con il maggioritario tutti i seggi alla Camera, lasciando il centro-sinistra a bocca asciutta in Sicilia. Tuttavia, la ripresa del consenso sembra esservi, complice la disastrosa esperienza amministrativa di Crocetta, che sembra avere cancellato persino le brutture dei due governatori che lo hanno preceduto e che erano stati appoggiati proprio dal centro-destra. E cosa ancora più importante è che, decidendo di contrapporsi frontalmente ai grillini, la coalizione di Berlusconi-Salvini-Meloni recita il ruolo di argine contro il “populismo”, che fino a poco tempo fa era esclusiva del PD renziano, il quale perde pure questo. (Leggi anche: Elezioni regionali Sicilia, colpaccio grillino possibile)