C’è un grande vincitore a queste elezioni in Grecia di ieri, ma soprattutto emerge nitido il volto dello sconfitto: Alexis Tsipras. Mentre il centro-destra al governo di Nuova Democrazia ottiene il 41% dei consensi, Syriza si è fermata al 20%. Il distacco assegnato dai sondaggi tra i primi due partiti era in media di circa sette punti percentuali. Trionfa il premier Kyriakos Mitsotakis, il quale non a caso ha parlato di “responso chiaro” delle urne. Avrà tre giorni di tempo per cercare di formare il nuovo governo.

Probabile che getti la spugna. In virtù della nuova legge elettorale senza premio di maggioranza, non ha ottenuto i 151 seggi necessari per governare da solo.

Nuovo voto a luglio molto probabile

E se fino a ieri si speculava su una possibile maggioranza parlamentare di centro-sinistra, il grande flop di Syriza ha affossato tale prospettiva. Invece, avanza nettamente il Pasok all’11%. Il vecchio partito socialista rinasce dopo essere quasi scomparso dalla scena politica nazionale per un decennio, accusato dalla base di avere tradito i valori della sinistra sposando l’austerità fiscale dell’Unione Europea. Ma sono passati tredici anni dal primo salvataggio della Troika e il giudizio degli elettori si è forse ammorbidito.

Dicevamo, Tsipras grande sconfitto. Non gli è bastato sciacallare sul tragico incidente ferroviario di febbraio, in cui morirono 57 persone, tra cui numerosi studenti universitari. I media avevano parlato di un possibile risultato positivo per Syriza, trainato dagli elettori più giovani e desiderosi di cambiamento. Non è avvenuto. I greci hanno parlato chiaro: hanno promosso i quattro anni di Mitsotakis, che pure tra pandemia e guerra è riuscito a sfiorare l’anno scorso una crescita del PIL del 6%, cancellando le perdite del 2020. Non vogliono tornare agli anni delle ambiguità di Tsipras, che ad Atene urlava contro l’austerità fiscale della Commissione europea e a Bruxelles la sottoscriveva.

Questo atteggiamento spregiudicato e sconclusionato rischiò nell’agosto del 2015 di fare uscire sul serio la Grecia dall’euro.

Non accadde per un soffio. Quel giorno, tuttavia, iniziò il declino politico di Tsipras, che da politico anti-establishment si era “normalizzato”. Un Luigi Di Maio ante-litteram. Molto probabili nuove elezioni in Grecia a luglio con una nuova legge elettorale. Al primo partito basterà ottenere intorno al 40% dei voti per governare da solo. Mitsotakis ha tutta la convenienza a propendere per questo scenario. A sinistra, invece, può avanzare ancora il Pasok come forza progressista non radicale. L’era di Syriza sembra tramontata.

Elezioni in Grecia seppelliscono era Tsipras

Il disagio sociale nel paese esiste, perché la crisi non è stata ancora del tutto superata. Il PIL resta del 15% più basso rispetto al 2008 e la disoccupazione giovanile è al 24%. Lo stesso numero di occupati resta di mezzo milione più basso di quindici anni fa. Ma è anche vero che i tempi bui sembrano alle spalle. C’è una nuova gestione più responsabile dei conti pubblici e le riforme pretese dall’Unione Europea iniziano a dare i loro frutti, traducendosi in un’accelerazione del tasso di crescita economica. I greci hanno segnalato ieri che non intendono mandare alle ortiche i loro immensi sacrifici, rimettendo in discussione tutto. Tsipras appartiene ad un passato che nessuno rimpiange, è l’immagine di una Grecia arrabbiata che in parte non esiste più. Atene guarda al futuro e ridà fiducia all’uomo che ha tenuto fede al suo mandato elettorale.

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