Il Superbonus continua a creare polemiche, e non solo nel mondo politico. Prendendo a pretesto un recentissimo articolo pubblicato dal Financial Times, nel quale si evidenziava la maggiore crescita economica dell’Italia rispetto agli altri principali paesi europei dopo la pandemia, in connessione ai più alti investimenti lordi realizzati e al boom del settore costruzioni, Stefano Sylos Labini ha voluto dire la sua sul tema. Figlio di Paolo, tra i più noti economisti italiani dal Secondo Dopoguerra e scomparso nel 2005, da anni è fautore della cosiddetta “moneta fiscale” quale soluzione alla crisi economica e fiscale del Bel Paese.

Sconto in fattura da preservare per Sylos Labini

Del Superbonus ha sempre apprezzato la trasferibilità dei crediti fiscali e lo sconto in fattura, a suo dire misure fondamentali per consentire la ripresa del comparto – Sylos Labini sarebbe favorevole ad estendere il meccanismo al resto dell’economia – e favorire la fruizione da parte delle famiglie con redditi più bassi. Tuttavia, il maxi-incentivo è finito sul banco degli imputati negli ultimi tempi per il suo forte impatto negativo sui conti pubblici. L’anno scorso, a fronte di un deficit fissato inizialmente al 4,5% del Pil e successivamente innalzato al 5,3%, si è chiuso con un disavanzo al 7,2%.

Proprio il Superbonus avrebbe fatto deragliare il bilancio dello stato, tanto che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è stato perentorio nei mesi passati nell’opporsi a qualsiasi tentativo interno alla maggioranza di prorogare l’incentivo. Da quest’anno, l’aliquota ammessa a detrazione scende ulteriormente dal 90% del 2023 al 75%. E niente sconto in fattura. Di fatto, chi si avvale del beneficio, potrà solo ricorrere alle detrazioni fiscali per gli anni successivi, anticipando il pagamento dei lavori di ristrutturazione per il 25% del costo a suo carico.

Il contrattacco a governo e stampa

Sylos Labini non ci sta e ha voluto dire la sua tramite il nostro giornale, che già in passato ne ha raccolto le riflessioni.

Ecco il suo pensiero:

L’analisi del Financial Times dimostra che l’impatto economico dei crediti fiscali trasferibili nel settore edilizio è stato molto rilevante. Per questo è inaccettabile parlare solo di un buco enorme nei conti pubblici. Ora sarebbe il caso di giungere a delle stime condivise sui costi e benefici dei crediti fiscali trasferibili nell’edilizia.

Per quanto riguarda l’esplosione del deficit di cui si è tanto parlato, ciò deriva dall’errata classificazione dei crediti fiscali che in realtà sono non pagabili e vanno contabilizzati solo al momento dell’esercizio. Vediamo se prima o poi questa storia uscirà fuori. Certamente la difficoltà di monetizzare i crediti sta paralizzando i cantieri, sta facendo fallire parecchie imprese e sta creando disoccupazione con effetti negativi sul gettito fiscale e quindi sul rapporto debito Pil che rappresenta l’obiettivo fondamentale della nostra politica economica.

Infine, va detto che l’abrogazione dello sconto in fattura associato alla cessione del credito favorirà solo chi ha i soldi da anticipare e la capienza fiscale per sfruttare le detrazioni. Questo è un errore enorme in una fase di ristagno economico con tassi d’interesse elevati.

Superbonus ipoteca sui conti pubblici

Il riferimento è ai criterio di valutazione del Superbonus dal punto di vista fiscale da parte dell’Eurostat, soggetto tra l’altro a possibile variazione, con tanto di impatto potenzialmente devastante sui bilanci futuri dello stato. Lo scorso anno, l’istituto di statistica europeo definì i crediti maturati dai contribuenti “certi” e, pertanto, ne fece ricadere il costo per intero sugli esercizi in cui furono avviati i lavori. Ciò innalzò i deficit degli anni trascorsi, un fatto puramente formale e senza conseguenze per la politica economica del governo in carica e per il debito pubblico.

Prendendo atto che parte dei crediti risultava “inesigibile”, l’Eurostat ha avviato una revisione della sua classificazione.

L’esito, atteso per giugno, porterebbe teoricamente all’ipotesi che il costo dei crediti, in termini di minore gettito fiscale, sia spalmato sugli esercizi in cui potranno essere fruite le detrazioni. In quel caso, il deficit dello stato sarebbe nuovamente abbassato per gli anni passati, ma alzato per gli anni futuri, ipotecando i bilanci e azzerando nei fatti gli spazi di manovra del governo. Specie alla luce della reintroduzione del Patto di stabilità, il limite al deficit del 3% verrebbe facilmente raggiunto con il solo Superbonus. La premier Giorgia Meloni teme questo scenario come la peste. Da cui la stretta agli incentivi per le ristrutturazioni edilizie.

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