Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’economia mondiale quest’anno rallenterà da un tasso di crescita del 3,4% nel 2022 al 2,8%. Non tanto, ma effettivamente in grado, almeno in teoria, ad allontanare lo spettro della recessione globale. Tuttavia, parliamo di medie. E se la Cina dovrebbe crescere del 5,2%, gli Stati Uniti non andrebbero oltre l’1,6%. Quanto all’Eurozona, la Germania segnerebbe un -0,1% contro lo 0,7% di Italia e Francia. E in Europa male anche il Regno Unito a -0,3% e la Svezia a -0,5%.

Insomma, magari non sarà crisi in Asia o gran parte di essa, ma nel “nostro” mondo qualcosa rischia di non andare.

A dire il vero, le stime del Fondo Monetario Internazionale potrebbero peccare persino di ottimismo. Se guardiamo al mercato delle materie prime, in effetti, i segnali vanno tutti in una certa direzione. E sappiamo che si tratta di beni indispensabili per la produzione e che riflettono l’andamento dell’economia mondiale. Cerchiamo di analizzarne il trend negli ultimi mesi.

Segnali dai mercati

Partiamo dal petrolio. Il Brent è sceso sotto 75 dollari al barile. Sono lontani i tempi dei 120 dollari subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ma ancora in aprile il greggio aveva superato gli 87 dollari dopo che l’OPEC+ aveva annunciato da maggio un taglio dell’offerta per 1 milione di barili al giorno. Si è trattato, però, di una semplice fiammata psicologica di natura effimera. Il ripiegamento lo potete notare dal grafico sottostante. Un secco -15% in appena un mese.

Prezzi petrolio giù

Altra “commodity” molto monitorata dagli analisti per valutare lo stato di salute dell’economia mondiale è il rame. Trova un forte impiego nell’industria, per cui riflette produzione consumi globali. Il prezzo è sceso ai minimi dell’anno, segnando un tracollo del 14% dai massimi toccati a gennaio.

Prezzi rame giù

Ancora più eclatante il crollo patito dalle quotazioni del legname. Ricordate quando un anno fa si parlò di massimi storici, prezzi impazziti e di carpenteria in crisi? Ebbene, dai record c’è stato un -80%.

Ma restringendo il campo di analisi all’ultimo mese, notiamo un pesante -26%. Il legname ha un uso molto legato al settore delle costruzioni, che a sua volta è intrinsecamente connesso all’andamento dell’economia mondiale.

Prezzi legname giù

E l’acciaio? Altra materia prima per eccellenza indispensabile alla produzione di svariati prodotti. Dai massimi di marzo, -12,5%. Rispetto ai massimi storici toccati un anno e mezzo fa, il segno meno è molto più pesante: -63%!

Prezzi acciaio giù

Particolare, poi, il caso del gas. Usato come arma dalla Russia contro l’Europa, il suo prezzo negli anni precedenti al 2022 variava storicamente tra 15 e 30 euro per Mega-wattora. Nell’agosto scorso era esploso ad un massimo storico di 340 euro, ma oggi è imploso a poco più di 32 euro. Risente inevitabilmente della diversificazioni sia delle fonti energetiche che dei fornitori per l’approvvigionamento nel Vecchio Continente. Ma anch’esso sembra un segnale chiaro per l’economia mondiale.

Infine, l’oro. E’ tornato sopra 2.000 dollari l’oncia dopo 14 mesi. L’apprezzamento dall’inizio dell’anno è a doppia cifra. Il metallo è storicamente un bene rifugio contro l’inflazione, le tensioni geopolitiche e finanziarie e le crisi dell’economia mondiale. Basti pensare alla corsa dopo il fallimento di Lehman Brothers negli Stati Uniti del settembre 2008.

Oro prezzo su

Economia mondiale, responso da materie prime: rischio recessione!

Quale quadro dipingono tutti questi grafici messi insieme? Abbiamo cali anche sostenuti per i prezzi delle materie prime legate alla produzione e rialzi per l’oro. I mercati sconterebbero la recessione dell’economia mondiale. Sarebbe più appropriato affermare per buona parte di essa. Difficile, in effetti, che a ripiegare sia il PIL dell’intero globo. La caduta riguarderebbe più probabilmente gli Stati Uniti e parte d’Europa.

Si stanno materializzando, in un certo senso, gli effetti della stretta monetaria globale.

In breve tempo, siamo passati da maxi-iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali al ritiro dai programmi di allentamento monetario e a veloci rialzi dei tassi d’interesse. Dopo anni di tassi negativi, per l’economia mondiale uno shock senza precedenti. Che poi è un effetto voluto dai banchieri centrali. Il boom dei prezzi delle materie prime era stato perlopiù di natura speculativa, favorito dall’eccesso di liquidità sui mercati. E’ bastato prosciugare quel mare artificiale di denaro facile creato ad arte dagli istituti per riportare le quotazioni ai fondamentali. Ma per disinflazionare l’economia mondiale è probabile che serva la recessione.

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