Manca una manciata di seggi per completare ufficialmente lo spoglio del voto in Sardegna di domenica, ma i risultati sono ormai chiari: Alessandra Todde ha vinto con il 45,3% delle schede scrutinate contro il 45,1% di Paolo Truzzu. Meno di 3.000 voti separano la candidata del “campo largo”, composto principalmente da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, e il sindaco di Cagliari, che ha corso per il centro-destra. Una vittoria sul filo di lana e che, però, spedisce a capo di una regione italiana per la prima volta un esponente pentastellato.

Inoltre, è stata la prima vittoria di PD e M5S uniti a questi livelli. Infine, si tratta della prima regione persa dal centro-destra sin dal 2015.

Campo largo per la prima volta vincente, ma a trazione M5S

Il primo dato saliente di questo voto in Sardegna è che il campo largo riesce finalmente a prevalere in una tornata elettorale, ma rappresentato da un candidato “grillino”. E questo non è un elemento secondario. Sinora il tentativo del PD era stato sempre di allargare la coalizione progressista per guidarla, non certo per farsi guidare da Giuseppe Conte. I rapporti di forza d’ora in avanti tra i due partiti rischiano di ribaltarsi a favore dell’ex premier e contro il Nazareno.

Minoranza PD e Schlein

Restando sempre nell’ambito del centro-sinistra, ad un anno esatto dalla proclamazione a segretaria, Elly Schlein si rafforza grazie al voto in Sardegna e lo fa a spese della cosiddetta minoranza interna, capeggiata principalmente da Stefano Bonaccini, Graziano Delrio e Lorenzo Guerini. Questo può costituire un momento di ulteriore tensione all’interno del partito. La minoranza sperava e confidava di liberarsi facilmente della segretaria dopo le elezioni europee. Per questo ne aveva (mal) tollerato le esternazioni su Ucraina e Israele. Da ieri questa certezza non esiste più.

L’errore di Giorgia Meloni sul voto in Sardegna

E passiamo adesso al centro-destra.

La sconfitta ha nome e cognome: Giorgia Meloni. A pochi giorni dalla chiusura delle liste, la premier pretese e ottenne di cambiare candidato. Il governatore uscente Christian Solinas veniva scartato a favore del sindaco di Cagliari, un passaggio di testimone dalla Lega a Fratelli d’Italia. Matteo Salvini, obtorto collo, dovette accettare per cercare di “blindare” il Veneto di Luca Zaia. Alla luce dei risultati, la candidatura calata dall’alto e contro il parere degli alleati si è rivelata una scelta sbagliata e sciocca.

Voto disgiunto non il vero problema

Truzzu ha perso proprio a Cagliari, dove è stato umiliato elettoralmente da Todde. In città, la distanza tra i due sfiora il 20%. Possibile che nessuno abbia avvertito la premier che il suo pupillo fosse impopolare nel capoluogo amministrato? Il fattore voto disgiunto ha sì fatto perdere le elezioni al centro-destra, ma parliamo di qualcosa come 5.355 voti mentre scriviamo, pari a circa l’1,6% del totale dei voti di lista della coalizione. Percentuali del tutto fisiologiche in ogni parte d’Italia. Questo per dire che il presunto “tradimento” di Salvini non c’è stato o se c’è stato, non si è rivelato efficace, nel senso che avrebbe ottenuto statisticamente gli stessi risultati senza cercare neanche di tradire.

Ora governo più unito ed efficace dopo il voto in Sardegna

Le sconfitte non sono mai ben accette. E l’aura di invincibilità di Meloni si è infranta nel voto in Sardegna. D’altra parte, se perdere aiuta a far capire dove si sbaglia, può solo fare bene. Il centro-destra nelle ultime settimane trascorre troppo tempo a farsi dispetti in vista delle elezioni europee. Gli italiani vogliono essere governati. Fratelli d’Italia e Lega si rivaleggiano come se fossero maggioranza e opposizione. Se lo sono potuti permettere per l’assenza di un’opposizione vera sul piano programmatico.

Da ieri, il segnale è arrivato: se litigate tra voi, prima o poi può nascere un’alternativa reale.

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