Rivoluzione è stato il termine più utilizzato per descrivere le conseguenze sul mondo del calcio della storica sentenza della Corte di Giustizia UE. Essa ha definito “illegale” l’abuso di posizione dominante di FIFA e UEFA. Un colpo durissimo per Nyon, che con il presidente Aleksander Ceferin aveva minacciato i dodici club e i relativi giocatori facenti inizialmente parte della Superlega di estrometterli da ogni competizione calcistica nazionale e internazionale.

La vicenda nasce nell’aprile del 2021. Sei squadre inglesi, tre spagnole e tre italiane (Juventus, Milan e Inter) annunciano che daranno vita a una competizione alternativa alla Champions League.

Obiettivo: massimizzare il fatturato. L’iniziativa è capeggiata da Real Madrid e Juventus. La reazione di stampa, tifosi e governi sarà durissima. L’allora premier britannico Boris Johnson minaccia persino l’esproprio delle sei big di Premier League, le quali non a caso si ritirano ventiquattro ore dopo. Nel giro di pochi giorni si defilano anche i due club milanesi. Soltanto pochi mesi fa è arrivato l’addio della Juventus con le redini societarie assunte indirettamente da John Elkann.

Monopolio del calcio UEFA e FIFA illegittimo in UE

In pratica, la Superlega resta adesso sostenuta solo da Real Madrid e Barcellona. Sin dall’inizio, però, il Tribunale di Madrid aveva intimato alla UEFA di non assumere alcuna decisione ai danni delle società facenti parte del progetto. Pochi giorni più tardi, il giudice spagnolo si rimetteva alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per valutare la legittimità del monopolio di UEFA e FIFA in merito all’organizzazione delle competizioni di calcio nel Vecchio Continente. Le regole delle due associazioni con sede in Svizzera apparivano in contrasto con gli articoli 101 e 102 del Trattato dell’Unione Europea, laddove garantiscono la libertà di concorrenza e impediscono l’abuso di posizioni dominanti.

In altre parole, FIFA e UEFA sono assimilabili a due società private attive sul mercato europeo del calcio e, in quanto tali, non possono infrangere le regole della concorrenza.

In soldoni, non possono pretendere di essere le uniche ad organizzare competizioni calcistiche e non possono minacciare gli iscritti di conseguenze negative nel caso decidessero di partecipare ad altre manifestazioni. Per tutta reazione il governo di Sua Maestà ha dichiarato che introdurrà una legge nazionale per rendere illegittima la partecipazione dei club di Premier League a circuiti alternativi. Insomma, a Downing Street è cambiato il premier, non la musica.

Superlega resta difficile anche dopo sentenza europea

C’è da dire che riesumare il progetto di Superlega non sarà facile neanche dopo la sentenza europea di giovedì. Esso naufragò per lo scarsissimo riscontro registrato tra tifosi e opinione pubblica. L’iniziativa fu spiegata male e portata avanti peggio. La UEFA è stata abile nel contrapporvi retoricamente la difesa di un immaginario “calcio del popolo” basato sulla meritocrazia. La parte più contestata del progetto Superlega riguarda tuttora le modalità di accesso alle competizione: posti riservati per 12 squadre fisse e 8 inviti ad ogni stagione.

E’ stata, però, la pressione esercitata dalla nascita della Superlega ad avere spinto la UEFA a rinnovare il format per la Champions, aumentando il numero delle squadre partecipanti e di gare disputate nella fase a gironi, con l’obiettivo di accrescere i ricavi e valorizzare così la massima manifestazione calcistica europea e mondiale per i club. Probabile che dopo la sentenza europea UEFA e FIFA cercheranno di potenziare ulteriormente il fatturato a favore dei partecipanti, così da stanare sul nascere tentativi di organizzare tornei alternativi sul mercato più ricco. Vedremo se i dirigenti sportivi avranno sufficiente coraggio per sfidare lo strapotere di Nyon, uscito delegittimato sul piano giuridico.

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