Lo smart working ha dato vita al fenomeno del South Working, la fuga verso il Sud di tutti quei lavoratori e studenti che lavoravano o studiavano al Nord. Dopo il lockdown, in tanti sono rimasti nella loro città d’origine e hanno scelto di lavorare da remoto svuotando le grandi metropoli del Nord. 

 

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Come è cambiato il mercato immobiliare

Secondo una ricerca di Casa.it, durante l’estate il fenomeno del South Working ha spinto la ricerca delle case in alcune città del Meridione ma non solo.

In pole ci sono Puglia, Sardegna, Calabria e Sicilia ma anche Pordenone e Reggio Emilia. Grazie al fenomeno del South Working, la ricerca di case in affitto o in vendita in alcune città del Sud è aumentata di molto rispetto al passato. Foggia e Cosenza, in particolare, sono cresciute rispettivamente del 167 e 126%. Sul podio anche la provincia di Sassari e la provincia di Barletta-Andria-Trani (+125% e +124%). Interessante incremento anche per le provincie di Palermo e Cagliari. Nella classifica generale delle città che hanno visto una crescita di ricerca case durante l’estate post lockdown troviamo Foggia, Pordenone, Cosenza, Sassari, Barletta-Andria-Trani, Palermo, Reggio Emilia, Bari, Piacenza e Cagliari. 

Che immobili cercano gli italiani?

La maggior parte delle case cercate hanno anche ampie metrature, si va da 50 ai 150 metri quadri per il 65% delle ricerche, molto più piccole le percentuali per monolocali o metrature inferiori a 50 mq. Addirittura sono aumentate anche le ricerche di appartamenti superiori a 150 mq: vivere 24 ore su 24 a casa ha riacceso la voglia di avere un’abitazione più grande. 

Come ha sottolineato Luca Rossetto, ceo di Casa.it a Il Sole 24 Ore: «Con il lockdown, la casa è tornata al centro dei pensieri e degli interessi di molti italiani Lo smart working, che è destinato a entrare sempre più tra le nostre modalità di lavoro ha cambiato la domanda. Il limite di molti borghi italiani, che sono bellissimi, è la mancanza di infrastrutture, prima fra tutti la banda larga. Utilizzare i fondi Ue per colmare il gap digitale delle aree periferiche del Paese potrebbe aprire nuove opportunità di crescita e di mercato in località che oggi hanno un potenziale non valorizzato».

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