Voci, sempre voci che si rincorrono da mesi, se non da qualche anno. Stavolta, però, pare che siamo ben oltre il semplice rumor. Bernard Arnault e Gordon Singer s’incontreranno nei prossimi giorni a Londra presso lo studio londinese del fondo Elliott Management per discutere la cessione del Milan al primo. Il magnate del lusso francese avrebbe offerto 975 milioni per rilevare il club rossonero e pare proprio che il finanziere ci stia pensando seriamente, anche perché già con il suo arrivo di due anni fa, quando subentrò alla sciagurata proprietà del cinese Yonghong Li, si parlò di 1 miliardo di euro quale prezzo ambito per la rivendita negli anni successivi.

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L’obiettivo del francese sarebbe di rilanciare il marchio Milan, tra quelli che nel mondo del calcio rimane più appetibile, grazie ai suoi successi internazionali e al blasone. Obiettivo: costruzione del nuovo stadio e realizzazione al suo esterno di un’area commerciale apposita. Dalla sua, per quanto digiuno di coppe recenti, il club ha l’assenza di debiti obbligazionari. A differenza di Juventus, Inter e Roma non ha emesso alcun bond sul mercato, anche perché Elliott ha praticamente cancellato gran parte della massa passiva, trasformandola in equity.

Nella stagione 2018/2019, l’indebitamento netto del Milan ammontava a 164,4 milioni, non così tanti per una società, che pur sempre qualcuno sarebbe disposto a comprare per 1 miliardo, in attesa di verificare se eventualmente al netto di tali debiti o meno. Comunque sia, i tifosi rossoneri hanno più di una ragione per guardare con fiducia a questa pazza estate del calcio italiano. Causa Covid, la Serie A giocherà fino ad agosto inoltrato e a porte chiuse. Al momento, il Milan è settimo con 43 punti in 29 giornate, 2 in meno del Napoli, allenato dal suo ex tecnico e beniamino Rino Gattuso, ma con una partita in più.

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La vittoria casalinga contro la Roma, tuttavia, ringalluzzisce gli animi nell’ottica di un ingresso almeno in Europa League, pur appannata ieri dal pareggio in trasferta contro la Spal. E proprio ai partenopei potrebbe essere ceduto il centrocampista ivoriano Franck Kessié, che per contratto altrimenti rimarrebbe in squadra altri 2 anni. Si parla di una cifra attorno ai 25 milioni di euro che Aurelio De Laurentiis pagherebbe ad Elliott e che consentirebbe a quest’ultimo di lasciare in eredità all’acquirente una plusvalenza di contabile di quasi 14 milioni. Miele per una squadra che nel primo semestre ha chiuso in perdita di 50,3 milioni, dopo che la passata stagione aveva esitato un rosso monstre di quasi 146 milioni.

E per un giocatore che possibilmente se ne va, un altro di peso resta. A Gigio Donnarumma si prospetterebbe il rinnovo anticipato del contratto, in scadenza tra un anno. Sarebbe allungato di altri due anni e con una base di 6 milioni netti all’anno, gli stessi del contratto in corso, aumentati dai bonus. Tuttavia, già tra uno o due anni il portiere potrebbe liberarsi avvalendosi di una clausola rescissoria sulla cui entità si deve ancora trovare un accordo con il suo agente Mino Raiola. Il Milan pretende che sia sufficientemente elevata per venderlo a un club europeo e, comunque, subordinatamente all’accesso in Champions League. In definitiva, tre sembrano le condizioni perché in futuro Gigio possa lasciare il Milan: che sia acquistato da una squadra straniera, che prima i rossoneri si qualifichino per la Champions e, chiaramente, venga pagata la relativa “penale”.

Ricordiamo che il Milan ha dovuto rinunciare a disputare le partite di Europa League quest’anno, ottemperando a una sentenza del Tribunale sportivo di Losanna sulla condanna per il mancato rispetto del “Fair Play Finanziario”.

Il suo calciomercato risulta limitato, così come la rosa, al fine di limitare i costi complessivi degli ingaggi, ad oggi i secondi più alti in Serie A dopo la Juventus, ma con risultati in campo alquanto più deludenti. A questa situazione critica si sommano i contraccolpi provocati dal Covid-19, che ha rinviato gli incassi dei diritti TV da parte della Lega e al contempo azzerato quelli ai botteghini per un terzo delle partite di campionato, riducendo verosimilmente anche gli introiti commerciali. Una brutta botta che non risparmia certamente nessuna squadra europea e che terrà nel freezer – è il caso di scommetterci – il calciomercato nel continente.

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