Pronti, partenza, finito. E’ il destino dei bonus in Italia da qualche anno a questa parte. All’inizio di questa settimana, è andato via come il pane nel giro di pochissime ore il bonus terme. Il governo Conte aveva stanziato 43 milioni di euro per sostenere le centinaia di strutture esistenti e duramente colpite dalla pandemia per via delle restrizioni. Il governo Draghi ci ha messo altri 10 milioni, consentendo agli italiani di avvalersi di uno sconto di 200 euro al massimo per recarsi in una struttura termale.

Gli interessati hanno potuto registrarsi direttamente sul sito di una di queste per prenotarsi e avvalersi del sussidio elargito dallo stato. Peccato che nel giro di qualche ora, i fondi disponibili siano andati esauriti.

Non è la prima volta che un sussidio in Italia venga erogato con la pratica del clic. Lo scorso anno, il bonus monopattino andò esaurito anch’esso in poche ore, mentre qualche settimana fa era stata la volta del bonus auto legato all’incentivo per l’acquisto di un’auto nuova o usata con basse emissioni inquinanti. A fine ottobre, poi, l’ecobonus per le auto elettriche non risultò più disponibile dopo sole 24 ore.

Perché simili pratiche? I bonus ideati dal governo ormai sono innumerevoli. Questi stanziamenti a pioggia prevedono, singolarmente presi, fondi limitati. Non riuscendo o non volendo il governo trovare un modo per selezionare la platea dei beneficiari e anche per velocizzare l’iter, si è inventato ormai la pratica del dito più veloce. Come se un cittadino-utente-contribuente dovesse partecipare a un quiz televisivo. Risultato: “vince” – perché di questo si tratta – chi per fortuna o solerzia sia riuscito a collegarsi al dato sito prima degli altri.

Bonus terme e la pratica oscena del clic

I bonus terme, così come quasi tutti i bonus messi a disposizione negli ultimi mesi, non sono finiti nelle mani di coloro che ne avevano più bisogno degli altri, né di presunti meritevoli sulla base di un qualche criterio.

No, semplicemente sono andati a finire a chi ha cliccato più velocemente degli altri connazionali. Si può impostare così una politica del welfare? Vi immaginate se un giorno lo stato annunciasse che all’università potranno iscriversi solo gli studenti che avranno telefonato alla facoltà prima degli altri?

E’ discutibile già il solo fatto che lo stato usi i soldi pubblici per erogare sussidi a pioggia. E’ vero, le terme hanno lo stesso diritto di essere sostenute degli alberghi o dei ristoranti, così come chi vende monopattini ha lo stesso diritto ad essere aiutato di una casa automobilistica. E così via, all’infinito. Il punto è proprio questo: lo stato deve smetterla di attingere alle entrate fiscali, generate dal sudore della fronte degli italiani, per fare clientelismo o, nella migliore delle ipotesi, per aiutare sinceramente questa o quella categoria. Dovrebbe soccorrere la generalità delle persone con misure quanto più neutrali possibili.

Certo, la pandemia ha arrecato danni specifici ad alcuni settori. Ma non è con i bonus che lo stato potrà rimediare in maniera equilibrata. E, soprattutto, non è scatenando un’oscena corsa al clic che farà giungere a destinazione le risorse secondo criteri di equità ed efficienza. Probabile che il bonus terme sarà usufruito da un cittadino che ha avuto la fortuna di non subire alcun danno economico dalla pandemia e che magari guadagna centinaia di migliaia di euro all’anno. Al contrario, sarà rimasto escluso chi vive in ristrettezze economiche e avrebbe bisogno di cure termali per la sua salute. E’ sensato tutto ciò? Com’è possibile che dagli italiani non si levi alcun grido d’indignazione contro un modo scandaloso di utilizzare i loro denari? Se questo è il governo dei migliori, tremiamo al pensiero di quando arriveranno al potere i peggiori.

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