Per l’economia italiana il 2022 è partito meno bene delle previsioni. Secondo il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI), la crescita del PIL per quest’anno sarà del 3,8%, giù dalla precedente stima del 4,2%. Il taglio non riguarda solamente l’Italia, bensì l’economia globale, a +4,4% dal precedente +4,9%. Due le principali cause del rallentamento: le nuove restrizioni anti-Covid sulla mobilità e l’inflazione più duratura e accentuata del previsto, conseguenza spesso delle strozzature dell’offerta.

Per l’anno prossimo, il nostro PIL è atteso a +2,2% da +1,6%, mentre per l’economia mondiale le attese sono riviste al rialzo da +3,6% a +3,8%.

Chiaramente, l’evoluzione positiva si avrebbe nel caso in cui la situazione sanitaria continuasse a migliorare. Cifre che ci riportano con i piedi per terra dopo mesi trascorsi a incensare un presunto nuovo miracolo economico. E’ vero, il PIL nel 2021 sarebbe cresciuto del 6,2% per l’FMI. Tuttavia, si è trattato di un classico rimbalzo dopo il pesante -8,9% accusato nell’anno precedente.

Draghi e la crescita sovrastimata dell’economia italiana

Il governo Draghi nella Nota di aggiornamento al DEF in autunno aveva stimato la crescita dell’economia italiana per quest’anno al 4,2% tendenziale e al 4,7% programmato. E’ quest’ultimo dato che funge da riferimento per valutare gli scostamenti dalla realtà. In altre parole, l’esecutivo ha previsto di riuscire ad accelerare il tasso di crescita di mezzo punto percentuale rispetto al suo andamento naturale, tra l’altro grazie ai fondi europei del Recovery. Rispetto alle nuove stime dell’FMI, siamo a quasi l’1% in più. Insomma, rischiamo di svegliarci bruscamente da un bel sogno.

Peraltro, l’1% in meno di crescita innalzerebbe il deficit fiscale e il rapporto debito/PIL, a parità d’inflazione. Se l’anno scorso i conti pubblici hanno sorpreso positivamente, pur non essendo ancora noti i dati definitivi, in questo 2022 potrebbero riservarci qualche cattiva sorpresa.

E partiamo da un deficit atteso al 5,6% del PIL. Una frenata che minaccerebbe anche il ritorno dell’economia italiana ai livelli pre-Covid entro l’anno. In sostanza, sembriamo ripercorrere in direzione inversa l’umore del 2021. Allora, si partì da stime inferiori che furono innalzate in corso d’anno, mentre stavolta sta accadendo il contrario. E tutto questo ancor prima che Mario Draghi lasci il governo, sempre che riesca ad andare al Quirinale. Sarà anche per questo che smania per cedere a terzi la guida del governo. Il tempo degli elogi volge al termine.

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