Pochi giorni ancora e la pausa estiva per la politica italiana sarà finita. Al rientro dalle vacanze a settembre, più che parlare sul da farsi, i partiti daranno il via alla campagna elettorale, in vista delle politiche, la cui data è ancora da fissarsi, ma che molto probabilmente verranno celebrate tra febbraio e aprile dell’anno prossimo. I mercati entreranno in una fase di profonda incertezza, anche perché senza una legge elettorale adeguata e omogenea tra Camera e Senato, il rischio reale è che la prossima legislatura nasca morta, ovvero che in Parlamento non si crei alcuna maggioranza stabile e politicamente solida.

Vi elenchiamo brevemente, e senza pretesa di fornire alcuna indicazione, le ragioni per le quali gli investitori dovrebbero compiacersi o guardare con sospetto la vittoria di ciascuno dei tre schieramenti.

Vittoria del PD – centrosinistra: ragioni a favore

1) La coalizione di centro-sinistra è la più filo-europeista del Parlamento italiano e una sua riconferma alle politiche consentirebbe a Roma di continuare a godere di buone relazioni con Bruxelles;

2) Il PD di Matteo Renzi si è mostrato riformatore, almeno nelle intenzioni, nonché baluardo contro il cosiddetto “populismo” del Movimento 5 Stelle, oltre che l’altro temuto della Lega Nord;

3) Un nuovo governo di centro-sinistra proseguirebbe il lavoro compiuto in questi anni, evitando marce indietro e incertezze sulla direzione che verrà impresa alle politiche sull’economia e l’Europa, in particolare.

Vittoria del PD – centrosinistra: ragioni contro

1) Centrosinistra è garanzia di instabilità politica: nella legislatura in corso, il PD ha cambiato ben tre premier e potrebbe presentare candidato alle elezioni un quarto volto. Mai, nella storia della Seconda Repubblica, la coalizione è stata in grado di tenere in piedi un esecutivo per l’intera legislatura; (Leggi anche: Come Gentiloni sta fregando Renzi)

2) I risultati di 5 anni di governi di centrosinistra sono abbastanza deludenti sul fronte dell’economia, dell’emergenza migranti e dei rapporti con l’Europa.

Crescita più bassa della media nell’Eurozona, disoccupazione più alta e povertà in aumento. Quel poco di ripresa economica in corso è trainato dalle esportazioni, a loro volta agevolate dal cambio debole, non certo da misure del governo;

3) Il centrosinistra italiano appare spesso troppo schiacciato sulle ragioni di Bruxelles e si mostra flebile nella difesa degli interessi nazionali, come segnala l’emergenza sbarchi. L’unica volta che ha alzato la voce è stato per ottenere flessibilità fiscale, sciupata per misure dal sapore elettoralistico.

 

Vittoria del centrodestra: ragioni a favore

1) Il centrodestra al governo avrebbe un rapporto più muscolare con la Commissione europea e batterebbe meglio i pugni sulla condivisione della gestione sbarchi e sulla politica economica, contrastando propositi come l’aumento dell’imposizione diretta per tagliare il deficit;

2) La vittoria del centrodestra rimetterebbe al centro l’esigenza di ridurre la pressione fiscale e di porre maggiore attenzione alle piccole e medie imprese. In questi anni, aldilà delle parole, l’una è cresciuta e ad essere colpiti sono stati, in particolare, il commercio al minuto e il comparto costruzioni;

3) Il centrodestra ha garantito mediamente una maggiore stabilità politica rispetto al centrosinistra e per quanto attualmente appaia diviso, nei fatti è uno schieramento molto più omogeneo di quelli avversari.

Vittoria del centrodestra: ragioni contro

1) Il centrodestra, se vincesse alle prossime politiche, arriverebbe al governo senza praticamente una classe dirigente. Non si sa nemmeno chi sarebbe il suo candidato premier ed escludiamo che Silvio Berlusconi possa credibilmente tornare a Palazzo Chigi;

2) Il centrodestra di oggi sembra avere abbandonato molte sue istanze liberali dell’ultimo ventennio, inseguendo spesso i grillini sul terreno del populismo. Si pensi alla campagna anti-euro di Matteo Salvini o alla proposta di doppia moneta di Berlusconi; (Leggi anche: Doppia moneta, Berlusconi rilancia)

3) Il centrodestra al governo si è mostrato nei fatti poco diverso dal centrosinistra.

Chiacchiere a parte, ha sottoscritto ogni trattato europeo, spesso con superficialità, mentre non si può certo affermare che la coalizione possa ad oggi essere ricordata per riforme radicali o per un maggiore tasso di “liberismo” economico.

Vittoria Movimento 5 Stelle: ragioni a favore

1) Il Movimento 5 Stelle vincerebbe a discapito di due schieramenti politici alternativi inconcludenti. Sarebbe una “rivoluzione” pacifica per le vecchie e stanche istituzioni italiane. Un’intera classe dirigente sarebbe spazzata via, almeno sul piano nazionale;

2) Una vittoria dei grillini spingerebbe l’Europa a ripensare sé stessa, proverebbe il fallimento della politica sin qui seguita da Bruxelles e la costringerebbe a prendere atto del fortissimo malcontento in Italia, conseguenza di una crisi economica senza precedenti dal Secondo Dopoguerra;

3) La vittoria dei 5 stelle metterebbe finalmente alla prova i rappresentanti di un movimento alternativo all’establishment e darebbe modo ai “populisti” di dimostrare di cosa siano realmente in grado di fare e meglio degli altri.

Vittoria Movimento 5 Stelle – ragioni contro:

1) Il Movimento 5 Stelle appare privo di personalità credibilmente in grado di governare. Al suo interno è fortemente eterogeneo (si vedano le diatribe sull’immigrazione) e alcuni punti del suo programma non sarebbero sostenibili finanziariamente, come il reddito di cittadinanza;

2) Il Movimento 5 Stelle propone un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’euro, ma non fornisce indicazioni di voto, confermando di non avere idee chiare neppure su argomenti di estrema importanza. Se salisse al governo, i rapporti con la UE sarebbero a dir poco disastrosi e i mercati finanziari ci mollerebbero all’istante. La crisi dello spread del 2011 sarebbe quasi un felice ricordo al confronto;

3) L’arrivo al governo dei pentastellati difficilmente aprirebbe una nuova stagione di riforme economiche, essendo il movimento attraversato da lacerazioni profonde e non volendo certamente esordire con misure potenzialmente impopolari. Le lotte intestine per la leadership potrebbero portare a una paralisi politico-istituzionale. (Leggi anche: Di Maio e Di Battista divisi sul governissimo)